Didattica a distanza: cosa cambia per la scuola con il nuovo Dpcm
Le nuove regole in vigore dal 27 ottobre. L'obbligo delle mascherine in classe in arrivo ma diversificato per territori
Non solo chiusure serali di bar e ristoranti, ma anche tante novità per frenare l'avanzata dell'epidemia all'interno delle scuole italiane: è quanto contenuto nel nuovo Dpcm del 24 ottobre, firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La misura principale è stata quella di stabilire una quota minima del 75% di didattica a distanza per le superiori, ma le Regioni potranno portarla fino al 100%; poco cambia quindi per la Lombardia, dove – a partire da lunedì 26 ottobre – in tutto il territorio regionale gli istituti superiori (licei, istituti tecnici e altri) e gli istituti professionali (come i Cfp) hanno già chiuso, riprendendo a svolgere la propria attività totalmente da remoto, con l'ormai celebre “Dad”, didattica a distanza.
Didattica a distanza: cosa cambia con il nuovo Dpcm
Oggi quindi non cambia nulla: le scuole hanno 24 ore di tempo per organizzarsi, ma da domani dovranno seguire i nuovi limiti "anche se le ordinanze delle Regioni (emanate la scorsa settimana) dovessero indicare un limite inferiore", è scritto nella nota che il ministero della Pubblica Istruzione ha inviato ai dirigenti scolastici. In sintesi il nuovo Dpcm 24 ottobre per la scuola prevede di:
- Portare almeno al 75% la didattica a distanza nelle superiori (in Lombardia già chiuse da Fontana);
- Dividere per classi tutelando le matricole e lasciando a casa preferibilmente seconde, terze, quarte e quinte classi;
- Consentire l'entrata solo a partire dalle 9 del mattino per decongestionare i trasporti;
- Rimodulare l'entrata anche utilizzando i doppi turni al mattino e al pomeriggio;
- Sospendere viaggi di istruzione, iniziative di scambio o gemellaggio, visite guidate e uscite didattiche in genere;
Il testo del Dpcm 24 ottobre al punto S, quello che riguarda la scuola, stabilisce testualmente:
- Fermo restando che l’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a svolgersi in presenza, per contrastare la diffusione del contagio, previa comunicazione al ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari almeno al 75 per cento delle attività, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9,00.
- Allo scopo di garantire la proporzionalità e l'adeguatezza delle misure adottate è promosso lo svolgimento periodico delle riunioni di coordinamento regionale e locale previste nel Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l'anno scolastico 2020/2021 (cd. "Piano scuola"), adottato con D.M. 26 giugno 2020, n. 39, condiviso e approvato da Regioni ed enti locali, con parere reso dalla Conferenza Unificata nella seduta del 26 giugno 2020, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, del decreto legislativo n. 281 del 1997.
- Sono consentiti i corsi di formazione specifica in medicina generale nonché le attività didatticoformative degli Istituti di formazione dei Ministeri dell'interno, della difesa, dell'economia e delle finanze e della giustizia, nonché del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. I corsi per i medici in formazione specialistica e le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie e medica possono in ogni caso proseguire anche in modalità non in presenza
"Le soluzioni rigide non sono funzionali — attacca Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione presidi, con il Corriere —. Non si può imporre dall’esterno: una percentuale rigida come il 75% in Dad non corrisponde alle esigenze dei singoli bacini di utenza". Il quotidiano aggiunge anche che per le scuole elementari e medie oltre che per le superiori resta aperta la questione dell’obbligo delle mascherine al banco: il decreto non ne parla, ma il peggioramento della pandemia potrebbe renderle obbligatorie almeno nelle regioni più colpite. Dovranno decidere le Asl.
Superiori, la situazione in Lombardia
L'ordinanza firmata il 21 ottobre dal presidente Attilio Fontana prevede che le scuole secondarie di secondo grado e le istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado debbano realizzare le proprie attività in modo da assicurare, dal 26 ottobre, “il pieno svolgimento della didattica a distanza per lezioni, qualora siano già nelle condizioni di effettuarla e fatti salvi eventuali bisogni educativi speciali” (come per l'insegnamento di sostegno).
A tutti gli altri istituti, si legge, “è raccomandato di realizzare le condizioni tecnico-organizzative nel più breve tempo possibile, per lo svolgimento della didattica a distanza”. Solo le attività di laboratorio potranno continuare ad essere svolte in presenza. Un po' alla volta, dunque, anche tutte le scuole superiori bresciane dovranno riorganizzarsi per la didattica a distanza: non si esclude, comunque, un periodo di transizione per gli istituti in “ritardo” e soprattutto per le classe prime.
Si presume che l'iniziativa possa dunque alleggerire la pressione sui trasporti pubblici, una delle grandi problematiche – tra assembramenti, pochi autobus e sempre affollati – di queste prime settimane di scuola. Il sistema scuola tutto sommato sembrava aver retto, con (relativamente) pochi contagi. Ma la curva epidemiologica di questi ultimi giorni è tornata a far paura.