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Coronavirus

Covid: "Decessi e ricoveri più che raddoppiati, servono lockdown locali"

I dati, relativi alla settimana 21-27 ottobre, diffusi dalla Fondazione Gimbe sono davvero preoccupanti. Il presidente Cartabellotta: "L’epidemia è già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane"

L'epidemia di coronavirus è fuori controllo in molte zone dell'Italia, tra cui la nostra regione. A ribadirlo è il monitoraggio indipendente realizzato dalla Fondazione Gimbe. I numeri registrati nel periodo 21-27 ottobre sono davvero allarmanti: rispetto alla scorsa settimana i decessi sono aumentati, a livello Nazionale, del 108%; i ricoveri nei reparti normali del 65.1%; mentre l'incremento delle terapie intensive è pari al 62,2%. 

La fondazione indipendente conferma anche l’incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (130.329 vs 68.982), in parte per l’aumento dei casi testati (722.570 vs 630.929), ma soprattutto per il netto aumento del rapporto positivi/casi testati (18% vs 10,9%).

Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  •     Decessi: 955 (+108,1%)
  •     Terapia intensiva: +541 (+62,2%)
  •     Ricoverati con sintomi: +5.501 (+65,1%)
  •     Nuovi casi: 130.329 (+88,9%)
  •     Casi attualmente positivi: +112.351 (+78,7%)
  •     Casi testati +91.641 (+14,5%)
  •     Tamponi totali: +147.423 (+14,4%)

trend settimanale

Fallito il sistema del tracciamento dei contagi

"I dati dell’ultima settimana – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – documentano il crollo definitivo dell’argine territoriale del testing & tracing, confermano un incremento di oltre il 60% dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e fanno registrare un raddoppio dei decessi. In alcune aree del Paese non è più procrastinabile il lockdown totale per arginare il contagio diffuso e ridurre la pressione sugli ospedali". In generale, i principali indicatori peggiorano in tutte le Regioni, fatta eccezione per il modesto incremento dei casi testati

In Lombardia oltre 32mila nuovi casi e 1.595 ricoveri

E in Lombardia non va certo meglio. Stando ai dati dei bollettini giornalieri della Regione, dal 21 al 27 ottobre, si sono registrate 207 croci, contro le  
109 della settimana precedente, il doppio dei ricoveri nei reparti covid (1447 vs 722) mentre in terapia intensiva sono finite 148 persone, contro le 62 della settimana precedente. I nuovi casi, a livello regionale, sono stati 32.489 a fronte di 226 mila e 412 tamponi effettuati. 

"Al di là dei numeri assoluti – spiega Cartabelllotta – preoccupano i trend esponenziali con cui aumentano i pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva, con un tempo di raddoppiamento di circa 10 giorni da 3 settimane consecutive". 
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"Di questo passo l'8 di novembre oltre 31mila ricoverati"

Secondo Enrico Bucci, professore aggiunto Shro, Temple University "mantenendo questi trend di crescita, all’8 novembre si stimano 31.400 (IC 95%: 30.000-33.000) ricoverati con sintomi e 3.310 (IC 95%: 3.200-3.400) in terapia intensiva: numeri che potrebbero ridursi per l’eccesso di letalità da sovraccarico ospedaliero."  Infatti, superando il limite del 30% dei posti letto occupati da pazienti Covid-19 dopo la cancellazione di interventi chirurgici programmati e prestazioni sanitarie differibili, si assisterà inevitabilmente all’incremento della mortalità, non solo per coronavirus ma anche correlata.

"Senza chiusure immediate altre 4 settimane di lockdown totale"

"L’epidemia già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane – conclude Cartabellotta – insieme al continuo tentennamento di Sindaci e Presidenti di Regioni nell’attuare lockdown locali stanno spingendo l’Italia verso la chiusura totale. Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, serviranno a breve almeno 4 settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi e permettere di assistere i pazienti in ospedale, al fine di evitare una catastrofe sanitaria peggiore della prima ondata. Perché questa volta, oltre al dilagare dei contagi anche nelle regioni del Sud, meno attrezzate dal punto di vista sanitario, abbiamo davanti quasi 5 mesi di stagione invernale con l’influenza in arrivo."

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