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Buoni spesa e aiuti alimentari: come (e a chi) verranno assegnati i fondi del governo

Aiuti per fare la spesa ai cittadini più in difficoltà in questo periodo drammatico. Conte e Gualtieri hanno annunciato la firma di un nuovo Dpcm: ecco le anticipazioni contenute nella bozza del decreto, con i criteri di assegnazione

Coronavirus, buoni spesa e aiuti alimentari: come (e a chi) verranno assegnati i fondi del governo
Soldi ai Comuni e un "soccorso alimentare" dello Stato per le persone in difficoltà, "per aiutare i cittadini che non hanno i soldi per fare la spesa". Per far fronte all'emergenza coronavirus, il governo ha deciso di anticipare il trasferimento ai Comuni di 4,3 miliardi altrimenti attesi tra qualche settimana dal Fondo di solidarietà comunale (la scadenza prevista era a maggio). Il premier Conte lo ha annunciato sabato sera nel corso di una conferenza stampa straordinaria alla quale ha presenziato anche il ministro dell'Economia Gualtieri (qui tutti i dettagli).

Coronavirus, buoni spesa e aiuti alimentari: cosa prevede il nuovo Dpcm

Nel nuovo Dpcm - decreto del presidente del Consiglio dei ministri - firmato da Conte, secondo quanto si legge in una bozza circolata ieri, ci sono anche "misure straordinarie e urgenti per fronteggiare l'emergenza alimentare". Oltre all'anticipo del Fondo di solidarietà comunale, infatti, con un'ordinanza saranno assegnati ai circa ottomila Comuni italiani 400 milioni di euro destinati espressamente ad aiutare chi in questi giorni non ha i soldi per fare la spesa.

Aiuti che arriveranno in forma di buoni spesa e distribuzione di beni di prima necessità (pacchi alimentari) ai cittadini indigenti. In aggiunta, Giuseppe Conte ha anche lanciato un appello alle catene della grande distribuzione per aggiungere un ulteriore 5%/10% a chi utilizza questi buoni spesa.

Aiuti per fare la spesa: come (e a chi) verranno assegnati i fondi del governo

Un provvedimento di questo tipo punta a fermare sul nascere un'eventuale emergenza sociale che potrebbe derivare dalle difficoltà di una fascia della popolazione a reperire risorse e beni di prima necessità, dopo le misure restrittive adottate nelle scorse settimane per contrastare la diffusione del coronavirus. Come (e a chi) verranno assegnati questi fondi del governo? I fondi saranno assegnati dai servizi sociali dei Comuni. I criteri di assegnazione delle risorse principali terranno conto anche del minor reddito pro capite e della dimensione del paese.

Ma andiamo con ordine. Nel nuovo decreto il governo dispone il trasferimento di 4,3 miliardi di euro ai Comuni e a questa somma aggiunge altri 400 milioni vincolati, ossia destinati esclusivamente ad aiutare quei cittadini che in questi giorni di emergenza "non hanno soldi per fare la spesa", come ha spiegato Giuseppe Conte. Il Dpcm verrà trasmesso alla Corte dei conti e poi pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Come si legge nel testo della bozza del Dpcm - anticipato ieri sera dall'agenzia di stampa AGI e che nel pomeriggio era ancora oggetto di ulteriori valutazioni -, il ministero dell'Interno tramite il fondo di solidarietà nazionale "procederà all'erogazione immediata dell'anticipo del 66% ai Comuni, pari a 4,3 miliardi in anticipo rispetto alla scadenza ultima prevista per maggio". Con un'ordinanza della Protezione civile questa somma "sarà incrementata con un'anticipazione, a valere sulle risorse del secondo acconto del Fsc (Fondo di solidarietà comunale, ndr)", pari a 400 milioni "da destinare a misure urgenti di solidarietà alimentare per consentire alle persone in stato di bisogno di soddisfare i bisogni più urgenti ed essenziali, reintegrando il Fondo".

Aiuti per la spesa, i criteri di assegnazione: reddito pro capite e numero di abitanti

"La quota del fondo assegnato a ciascun Comune sarà gestita ed erogata dal Comune medesimo, privilegiando i criteri di prossimità e sussidiarietà", si legge nella bozza del Dpcm annunciato dal governo. E ancora: "Il riparto di tali risorse aggiuntive sarà basato su criteri nuovi, calibrati per l'esigenza eccezionale, quali i principi del minor reddito pro capite (50-66%) e del numero di abitanti (33-50%) - criteri concordati con l'Anci (da valutare l'introduzione tra i criteri di riparto dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale calcolato dall'Istat - ultimo dato disponibile aggiornato però al censimento del 2011).

Viene inoltre stabilito che "le risorse ricevute da ciascun Comune per la solidarietà alimentare saranno destinate, con un vaglio preventivo molto semplificato e flessibile (evitando requisiti rigidi) da parte dei servizi sociali comunali, a tutti coloro che versano in situazione di necessità alimentare".

"Tali risorse dedicate potranno essere rafforzate da ciascun comune (o dall'Anci, con un riparto pro quota in base alle esigenze) con donazioni defiscalizzate di generi alimentari o di buoni d'acquisto o buoni sconto da parte di privati, di produttori, dei distributori".

"Si prevede altresì - si legge ancora nella bozza del Dpcm - la possibilità da parte dei Comuni di acquistare buoni spesa, buoni pasto o generi di prima necessità senza procedura di gara. Considerato che il Fsc non interessa i comuni del Trentino Alto Adige, del Friuli Venezia Giulia e della Valle d'Aosta, in questi territori, con specifica previsione nell'ordinanza, le somme sono anticipate dalle Autonomie speciali per essere ristorate in sede di emanando decreto legge".

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