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Coronavirus

A Brescia oltre 1000 test sierologici in due giorni, ma l'Oms avverte: "Non c'è prova che i guariti siano immuni"

Nella nostra provincia dal 23 aprile sono stati effettuati 1.081 test per la ricerca degli anticorpi contro il nuovo Coronavirus. Ma la 'patente di immunità' resta un miraggio.

In due giorni sono stati eseguiti 7.528 test sierologici in tutta la Lombardia: 1081 solo nella nostra provincia. E dal 4 maggio saranno estesi a tutto il territorio nazionale su un campione di 150mila persone. Il test consiste in un prelievo di sangue venoso (non “pungidito”) effettuato, al momento, presso i centri prelievo delle ASST del territorio. In una prima fase questi esami sono riservati ai professionisti sanitari e a categorie di cittadini ben definite:

  • contatti di casi positivi posti in isolamento fiduciario, identificati dalla ATS a seguito dell’indagine epidemiologica, senza sintomi da almeno 14 giorni, che non hanno effettuato tampone naso-faringeo per la ricerca del virus;
  • persone sintomatiche, con quadri simil-influenzali, segnalati ad ATS dal proprio Medico di Medicina Generale o Pediatra di Libera Scelta, senza sintomi da almeno 14 giorni, che non hanno effettuato tampone naso-faringeo per la ricerca del virus.

I cittadini delle due categorie che devono essere riammessi al lavoro (attività consentite dalle restrizioni) dopo un periodo di malattia con quadro simil-influenzale, accedono direttamente al tampone naso-faringeo tramite il proprio Medico di Medicina Generale, quindi non devono essere sottoposti anche al test sierologico.

Un primo monitoraggio su migliaia di persone mai sottoposte al tampone. Ma i risultati - in Lombardia arriveranno la prossima settimana al termine delle analisi effettuate al San Matteo di Pavia - non sarebbero in grado garantire l'efficacia dell'immunità data dagli anticorpi. Insomma potrebbero generare pericolose illusioni.

L'eliminazione del virus solitamente si accompagna alla comparsa di anticorpi specifici di tipo IgG per il Sars-CoV-2 prodotti dall’organismo. Ma secondo molti esperti il Coronavirus responsabile dell’infezione Covid-19 appartiene alla famiglia dei beta-coronavirus umani che è comunque geneticamente correlata agli alfa-coronavirus umani, che tutti gli anni sostengono diffusamente sindromi respiratorie (il più delle volte lievi) nella popolazione. La prevalenza di soggetti con anticorpi anti-coronavirus è quindi elevata e c'è il rischio che questi test sierologici rilevino anticorpi generati nel passato contro altri virus della stessa famiglia, causando i cosiddetti falsi positivi. Un test sierologico che non sia estremamente specifico darebbe una rischiosa illusione di immunità. E non siamo in ogni caso al punto in cui ci saranno passaporti o patenti di immunità: lo sostiene anche l'Oms.

L'Oms: "Nessuna prova che i guariti abbiamo anticorpi che proteggono da un nuovo contagio"“

Del virus Sars-Cov-2 sappiamo ancora pochissimo. Non ci sono ancora prove scientifiche che le persone che sono guarite dal Covid-19 abbiano anticorpi che proteggono da una seconda infezione. Lo ricorda l'Oms in un documento appena pubblicato, secondo cui "a questo punto della pandemia non ci sono abbastanza evidenze sull'efficacia dell'immunità data dagli anticorpi per garantire l'accuratezza di un 'passaporto di immunità" o un 'certificato di libertà dal rischio'". 

Vari governi, nota l’Organizzazione, hanno suggerito che trovare gli anticorpi al Sars-CoV-2 possa servire come base per un ‘passaporto di immunità’ che può permettere agli individui di viaggiare o di tornare al lavoro con l’assunzione che siano protetti da una reinfezione. Le cose sono però ben più complesse.

“Molti degli studi hanno mostrato che le persone che sono guarite dall’infezione hanno gli anticorpi per il virus. Tuttavia alcuni di questi - scrive l’Oms - hanno livelli estremamente bassi di anticorpi neutralizzanti nel sangue. Al 24 aprile 2020 nessuno studio ha valutato se la presenza degli anticorpi da Sars-CoV-2 possa dare immunità ad una successiva infezione nell’uomo”.

La scienza si basa sui dati, e  per ora, quelli che sono stati raccolti sul nuovo Coronavirus non sono sufficienti per giungere  a conclusioni definitive. 


 

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