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Coronavirus, i negozi cinesi chiudono uno dopo l'altro: "Perso il 95% dei clienti"

Anche a Brescia, come in altre città Lombarde, i ristoranti, i negozi e i saloni di bellezza cinesi hanno deciso di chiudere temporaneamente, per tutelare la salute pubblica, ma anche perché non ci sono più clienti.

Brescia, viale Piave, 26 febbraio 2020: i marciapiedi sono praticamente deserti e i negozi chiusi o vuoti. La desolazione è il primo e più visibile effetto dell'emergenza coronavirus. A pagare il prezzo più alto della paura legata al diffondersi del virus sono le tantissime attività cinesi della zona: i ristoranti hanno tutti abbassato le serrande, i bazar sono deserti e dei tre saloni di bellezza che si affacciano sull'arteria cittadina solo uno (per ora) resiste.

È il salone Proc, solitamente affollatissimo: i tempi di attesa per una piega, a qualsiasi ora del giorno, superano quasi sempre i 30 minuti. Mercoledì il grosso divano nero, su cui d'abitudine si accomodano decine di clienti impazienti, era vuoto. All'interno del centro di bellezza solo il titolare Maurizio e la moglie Anna, intenta a disinfettare il bancone. 

"Fino a settimana scorsa era tutto normale, ma da lunedì non viene praticamente più nessuno. - spiega Maurizio, che gestisce anche un ristorante nella Bassa -. In pochi giorni ho perso il 95% dei clienti e anche quelli abituali hanno disdetto le prenotazioni: se va avanti così non mi resta che fare come gli altri e chiudere. Non siamo più tornati in Cina e non c'è pericolo, ma ormai la gente ha paura."

Locali chiusi per ragioni di sicurezza

Come detto è l'unica attività gestita da cinesi rimasta aperta in Viale Piave. Sulle serrande abbassante dei ristoranti e delle altre attività della zona campeggiano i cartelli per spiegare la ragione delle chiusure volontarie. Come già successo in altre città lombarde, la comunità cinese bresciana ha deciso di sospendere temporaneamente l’esercizio delle proprie attività commerciali e lavorative per tutelare la salute dei propri dipendenti e clienti, ma anche per questioni più pratiche: data la totale assenza di avventori è più conveniente abbassare la serranda, piuttosto che pagare il personale e mantenere accesi luce, riscaldamento ed eventuali macchinari.

"Per questioni di sicurezza il locale rimane chiuso" si legge sulla vetrina di un salone di bellezza. "Considerando i consigli delle amministrazioni di competenza e delle associazioni di categoria il ristornate ha deciso di sospendere l'attività" recita un altro cartello. 

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