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Massimo Cellino è bianco, ma sta lavorando per evitare commenti razzisti

L'editoriale

"Di Balotelli cosa ci dice, presidente, tutto rientrato?" “Che è nero, cosa vi devo dire, che sta lavorando per schiarirsi ma ha difficoltà”. Questo il commento di Massimo Cellino, presidente del Brescia Calcio, riguardo la situazione conflittuale tra Balotelli e Grosso, il nuovo allenatore scelto per sostituire Corini (con ottimi risultati). Viviamo in un paese sconfortante, dove ancora certe uscite vengono giustificate come 'boutade', uscite di cattivo gusto; come l'Obama abbronzato di berlusconiana memoria.

Il problema dell'Italia, a questo punto, credo sia il ricambio generazionale. Finché questi ultra cinquantenni arricchitesi nella seconda metà del '900 non cederanno il passo, resteremo intrappolati in una sorta di buco spazio-temporale in cui nulla sembra possa cambiare: una classe dirigente rimasta alle barzellette sui cumenda milanesi e alle battute osè sulle gambe delle donne; o sul nero che si sbianca, appunto. Fortunatamente la storia li ha già superati, i ragazzi di oggi vivono senza problemi in una società multietnica. Quando questi gerontocrati se ne accorgeranno non sarà troppo tardi, semplicemente già non conteranno più nulla.

Di Balotelli si può dire di tutto: un giocatore sopravvalutato, un giocatore finito, un viziato, un pigro. Ogni giudizio ha una sua cittadinanza, la carriera al di sotto delle aspettative è lì a dimostrarlo. Però non ho mai sentito nessun presidente di calcio dire in allegria di Cassano: "Ha problemi comportamentali perché è un terrone, sta cercando di sterronizzarsi". Chissà che problema hanno queste persone, che vedono nella pelle nera un marchio lombrosiano. E sì che è difficile immaginare Alexandre Dumas o Martin Luther King fare baldoria al Coco Beach di Desenzano. 

Diceva il compianto Luciano De Crescenzo: "La saggezza di una persona si misura nella sua capacità di mettersi nei panni di un altro". Ora provate questo esercizio di empatia, mettetevi nei panni di Balotelli: da quando calcava i campi delle giovanili bresciane gli hanno dato del "negro di merda" e urlato "bù" razzisti: immagino che anche voi sareste cresciuti calmi e affabili, privi di risentimento o di rabbia da sfogare. Come no, c'è quasi da scommetterci.

Bruce Levenson, presidente degli Atlanta Hawks della NBA, nel 2014 fu costretto a vendere la franchigia, dopo aver commentato che la tifoseria era troppo afroamericana, chiedendo di attirare più pubblico di razza bianca: "La mia teoria - scrisse in una email poi resa pubblica - è che la folla di neri spaventi i bianchi, così non vengono alle partite"; insomma, voleva sbiancare il pubblico. Il suo pensiero retrivo non gli permetteva di vedere il torto in chi considerava uno stigma il colore della pelle, tanto da non portare i propri figli a vedere una partita di basket. Ma i Massimo Cellino hanno sempre ragione: male che vada, sono stati male interpretati.

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