“La Caffaro continua a inquinare con il cromo VI: rischio anche fuori dal Sin”
L’intervento di Fabio Cambielli, direttore di Arpa Brescia, nel corso della Commissione ambiente convocata dal Comune sul tema Caffaro
Picchi di cromo esavalente fino a 15 volte oltre il limite di guardia: un problema per ora circoscritto al perimetro del Sin Caffaro, il Sito d’interesse nazionale che da decenni è una ferita aperta in pieno centro a Brescia, ma che se non si interviene potrebbe presto espandersi anche al di fuori dei confini dell’area produttiva. Lo ha riferito il direttore di Arpa Brescia Fabio Cambielli, intervenuto martedì nella Commissione tutta dedicata, appunto, al problema Caffaro, sequestrata poco più di una settimana fa da Procura e Carabinieri Forestali.
Nella lunga audizione - tutta insieme è durata più di 3 ore - Cambielli ha ricordato i picchi rilevati in alcuni piezometri interni al Sin, come detto fino a 1.500 microgrammi per litro di Cromo VI, quando la soglia di controllo è fissata a 100. Test e campionamenti proseguiranno anche nelle prossime settimane: un centinaio quelli interni all’azienda, una cinquantina quelli all’esterno, con particolare attenzione agli scarichi della roggia Fiumicella.
“La Caffaro continua a inquinare”
La Caffaro continua a inquinare, è il mantra ripetuto anche martedì in Commissione. Il riferimento è ai filtri, ai pozzi e alle barriere idrauliche che non sarebbero adeguate ormai dal 2002, quasi 20 anni fa, ossia dal fallimento della Caffaro Chimica. Tali problemi sarebbero stati segnalati dalla stessa azienda, ma poi anche da Arpa in più relazioni (anche nel 2014).
Il rischio, ha ribadito Cambielli, è che in mancanza di un intervento rapido anche il Cromo VI potrebbe contaminare aree esterne al Sin, con tutte le conseguenze del caso. Ma allora, che fare? Potenziare subito la barriera idraulica, dice il direttore di Arpa. Per farlo servono però tra i 10 e i 15 milioni di euro. E non c’è tempo da perdere.