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Brescia: allontanati dai genitori, dopo due anni quattro ragazzi tornano a casa

Finalmente a casa dopo due lunghi anni 4 ragazzi. Hanno potuto abbracciare i genitori qualche mese fa ed hanno trascorso insieme le recenti festività

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BresciaToday

Siamo lieti di annunciare che finalmente 4 ragazzi bresciani e i loro genitori si sono riuniti da qualche mese e hanno potuto trascorre insieme le festività natalizie. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ha collaborato con la famiglia, affiancandola nel dialogo con le istituzioni, stando vicini ai genitori nei momenti di disperazione, facendoli sentire accompagnati nei momenti di sconforto. Ora siamo felici nel vederli finalmente riuniti! Tutto è partito con una diagnosi per un "lieve ritardo cognitivo" a un ragazzo tredicenne, colpevole di esser cresciuto con i suoi tempi, senza rispettare una nebulosa “crono tabella di apprendimento”.

La famiglia, a quel punto, ha seguito le indicazioni del neuropsichiatra facendo anche frequentare un centro diurno al ragazzo. Dopo qualche tempo, la madre e la scuola, notano un drastico calo del profitto e della condotta, e la madre ne parla col medico concordando di sospendere la somministrazione dello psicofarmaco. La madre interrompe anche la frequenza del centro diurno.

Troppo tardi, il meccanismo di ingerenza nella famiglia è già partito. Forse i genitori, che seguono anche gli altri tre figli, commettono qualche errore, in buona fede, trovandosi a interagire per la prima volta con tribunali, avvocati e servizi sociali: nel settembre del 2016 i quattro ragazzi vengono prelevati dalle rispettive scuole e allontanati dalla famiglia.

La famiglia si rivolge quindi al Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus che riconosce nelle modalità e metodi dell’allontanamento il fenomeno della filiera diagnostica psichiatrica e denuncia pubblicamente l’accaduto ripreso da molti quotidiani locali di Brescia e dai media nazionali. Dopo molte incomprensioni la famiglia, affiancata dai volontari del CCDU, solleva la questione ed incontra l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Brescia dell’epoca Dott. Felice Scalvini, che ordina una rivalutazione del caso e permette il cambio del Servizio incaricato del caso: inizia finalmente la fase di rientro, felicemente conclusa qualche giorno fa.

“Siamo contenti di questo risultato, ma non ci fermiamo certo qui,” dichiara Sonia Manenti, del CCDU di Brescia. “Stiamo seguendo molti casi simili, e altri purtroppo ci riserverà il futuro, in attesa di una riforma del tribunale minorile e di una nuova cultura, in cui la deviazione da tempi educativi arbitrariamente prefissati non venga più considerata una malattia mentale.”

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