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Giovanni Pizzocolo

Giornalista Brescia

Invia cannoni e dice di cercare la pace: la doppiezza del premier Draghi

"Noi cerchiamo la pace, non abbiamo bisogno di riposizionare l’Italia, non c’è nessun appiattimento [sulle posizioni di Joe Biden, ndr]". Sono le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa di lunedì per l'approvazione del decreto Aiuti. Sul fatto che non ci sia nessun appiattimento sulle posizioni di Biden, c'è poco da dire: la menzogna è lampante. L'attuale governo segue a ruota i dettami dello Zio Sam, la cui unica strategia dichiarata è ormai quella di una guerra totale per avere un vincitore e uno sconfitto sul campo, come se ci possa essere un vincitore e uno sconfitto in un combattimento tra potenze nucleari, come se sul campo non rimarranno solo le macerie dell'Ucraina e il sangue dei suo abitanti, vittime sacrificali di uno scontro egemonico tra due opposti imperialismi. Con una (grossa) differenza: se quel criminale di Putin la guerra l'ha voluta e a morire manda i suoi concittadini, gli Stati Uniti la combattono per procura, continuando a inviare miliardi di dollari in armamenti e strateghi militari (tanto, al fronte, a farsi massacrare ci vanno gli altri).

Proprio l'invio di armi smaschera la bugia di Draghi, anche se già bastava l'antitesi di chi – con sprezzo del ridicolo – dichiara di "cercare la pace" attraverso i cannoni. Secondo uno studio del Kiel Institute for the World Economy, l'Italia è infatti il quarto paese al mondo per forniture militari inviate all'Ucraina: 150 milioni di euro, più di Francia e Germania che, invece, fanno meglio per quanto riguarda gli aiuti umanitari (chissà cosa ne pensa quel putiniano di Papa Francesco). Il nostro paese è superato solamente da Regno Unito, Estonia e naturalmente Stati Uniti, che – da soli – hanno già stanziato armi per oltre 4 miliardi di euro, considerando inoltre che lo stavano già facendo dal 2014, con le amministrazioni Obama e Trump, a seguito dell'annessione della Crimea.

All'inizio del conflitto, qualsiasi politico affermava la necessità di inviare nuove armi per aiutare la resistenza ucraina. E resistenza è stata: l'orso russo ha dovuto ripiegare da un'invasione lampo dell'intera nazione ai territori russofoni del sud-est. Questo, dunque, dovrebbe essere il momento di rilanciare i negoziati, che diano la possibilità ad entrambe le parti di potere uscire vincitrici, almeno agli occhi delle propria opinione pubblica. Ed è qui che dovrebbe entrare in campo l'Europa: seppur indifferente al continuo massacro, avrebbe tutto da guadagnare a livello economico da un immediato cessate il fuoco, perché nel giro di un paio di mesi entreremo in recessione. Invece se ne sta a guardare le mosse di Biden, che – tra "assassino", "genocida", "depravato" e "criminale di guerra" (da che pulpito, poi) – non fa altro che alzare l'asticella del conflitto, già abbastanza alta visto che dall'altra parte c'è il secondo esercito al mondo guidato da un feroce dittatore (mentre Zelenskyj, divenuto velocemente il terzo incomodo, a questo punto non può che seguire a testa bassa il suo creditore). Ma una guerra può finire anche con un negoziato e un compromesso: la divisione della Contea del Tirolo non ricorda più nulla a nessuno? Putin non accetterà mai una disfatta totale, mentre gli Stati Uniti – gli unici che hanno il potere di far cessare il conflitto – hanno invece deciso di lucrare il più possibile sull'avventato attacco militare dello zar russo. E sangue sia, allora: il premier Draghi ci risparmi almeno di declamare la parola "pace", mentre tiene salda la mano sulla fondina.

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