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Calcio, Balotelli: è rottura col Manchester City

Dopo l'ennesima espulsione in Premier League, l'avventura oltre Manica del talento bresciano sembra giunta al capolinea. Scaricato anche da Mancini, per Super Mario si prospetta un futuro nel Belpaese: più volte ha dichiarato di sentirne la mancanza

Ora che ha perso l'appoggio anche di Roberto Mancini, ed è sempre più isolato all'interno dello spogliatoio, sembra proprio arrivata al capolinea l'avventura in Premier League di Mario Balotelli. Braccato dalla stampa scandalistica, preso di mira da arbitri e avversari, il giovane talento - autolesionista compulsivo - non solo è diventato la caricatura di se stesso, ma viene percepito fuori e dentro il Manchester City come il responsabile della crisi in corso. Tanto che, all'uscita dall'Emirates per il doppio giallo, i suoi tifosi hanno tirato fuori dalle tasche un cartoncino rosso per uno e glielo hanno sventolato in segno di addio.

Il City, fino a gennaio un treno spedito, è deragliato all'ultimo chilometro. Quando avrebbe dovuto accelerare è uscito dai binari. Solo cinque punti negli ultimi cinque turni, tre sconfitte nelle ultime dieci uscite quando nelle precedenti 22 aveva perso due sole volte. Un vistoso rallentamento spiegabile in molti modi - infortuni, ansia da vittoria, perenni polemiche (vedi Carlos Tevez), disabitudine al vertice - ma che dalle parti di Carrington viene riassunta in un solo cognome: Balotelli. Il capro espiatorio ideale, la primadonna capricciosa, la distrazione permanente. Sempre meno genio, sempre più sregolatezza. Ingestibile, inaffidabile, indifendibile, emarginato.

Perché se da principio le bizze della sua esuberante personalità venivano coperte da Mancini, in versione Pigmalione indulgente, ora attorno a Mario è terra bruciata. Nessuno tra i compagni ha più voglia di prenderne le difese, e anche l'Etihad Stadium di fronte all'ennesima sceneggiata - la lite con Kolarov per battere una punizione quando il City era sotto 1-3 contro il Sunderland - per la prima volta lo ha fischiato. Nel suo primo anno inglese aveva totalizzato più gialli (11) che gol (10). Ma l'indubbio talento e la giovane personalità irrequieta lo avevano innalzato a stella della Premier. Quest'anno però l'atmosfera attorno a lui è cambiata, nonostante le 17 reti in 31 partite. Perché ci si attendeva un salto di maturità, la consacrazione da brillante promessa a trascinatore del City verso un titolo nazionale che manca dal 1968. Se lo augurava per primo Mancini, che lo ha fortemente voluto, per 26 milioni di euro, nell'agosto 2010, provenienza Inter.

Così adesso è comprensibile la delusione del tecnico, anche perché sa che il suo destino rischia di restare intrecciato fatalmente a quello di Balotelli. Via quest'ultimo, scaricato dopo l'espulsione contro l'Arsenal, anche il futuro di Mancini a Manchester non è affatto chiaro nonostante il contratto fino al 2013. "Probabilmente Mario non giocherà più con noi questa stagione, a prescindere dalla squalifica - le parole di Mancini -. La sua cessione? Possibile, ma non so. L'ho sempre difeso perché è un bravo ragazzo, ma spero per lui, non per me, che cambi in futuro. Non ho più parole per il suo comportamento, perché ogni volta che è in campo rischiamo di finire la partita in 10. Nella mia carriera ho visto tantissimi giocatori di talento come Mario che hanno perso tutto in due o tre anni".

Nostalgia per l'Italia, voglia di Serie A. Se Mancini, dopo averne provate tante, invoca un drastico (e benefico) cambiamento, c'é già chi è pronto a giustificare l'ennesima bizza. Come il suo procuratore Mino Raiola, che nega la preterintenzionalità nei gesti di Balotelli al fine di una cessione, ma non esclude un ritorno nel campionato italiano. "Mario è dispiaciuto per quello che è successo - le parole di Raiola -, ma sono cose che possono capitare. Il suo nervosismo? Non è una strategia di mercato, se volesse lasciare la Premier League ci si potrebbe tranquillamente sedere ad un tavolo con la dirigenza del City e gestire la cosa ufficialmente".

"Tengo moltissimo alla Nazionale, ma ho commesso due falli di gioco, non di reazione. Non ho infranto il codice etico - ha spiegato Balotelli dopo la partita incriminata - Ho già perso la Nazionale per una stupidaggine, non lo farei una seconda volta. Spero di esserci allo stage di aprile". "Aspettiamo il verdetto finale della squalifica - ha concluso Balotelli - Quanto al mio futuro si vedrà a fine stagione: parlerò col club e vedremo".

(fonte: Ansa)

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