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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Qualità e coraggio: la brescianità di Prandelli, paradigma dell'Italia intera

In soli due anni, una nazionale allo sbando rifondata e portata alla finale degli Europei. Una traversata del deserto tra codice etico, idee e coraggio. Napolitano: "Non è questa la strada da seguire per l'intero Paese?"

Qualità. Coraggio. Etica. Due anni alla guida della nazionale di calcio, per una rifondazione azzurra nel nome di quelle peculiarità che distinguono la nostra terra in tutto il Belpaese. Un lavoro fatto di umiltà che, alla fine, è diventato persino paradigma per un Paese intero, simbolo scelto dal capo dello Stato Giorgio Napolitano in tempi di crisi. Anche prima del risultato finale, anche prima della pesante sconfitta contro la favoritissima Spagna.

Cesare Prandelli, ex mediano da Orzinuovi e tecnico felice, cattolico praticante, padre di due figli e uomo forte nel dolore per la morte della moglie. Ora commissario tecnico ammirato, benché sconfitto all'ultimo metro e con l'ombra di un addio che avrebbe del clamoroso.

Non immaginava di veder diventare la sua Italia qualcosa di simile alla vittoria di Bartali al Tour del '48, successo sportivo elevato a passione popolare e insieme politica. Ma sapeva di dover rifondare, attingendo a risorse scarse e a generazioni stanche. Quando ancora la squadra azzurra non era uscita con le ossa rotte dal Sudafrica, lui era gia' il commissario tecnico chiamato a ricostruire.

Lo aveva scelto - e ingaggiato, mentre al Sestriere Lippi preparava il Mondiale - Giancarlo Abete: la generazione dei Campioni di Berlino era al passo d'addio, giovani di buone speranze pochi, immagine a terra. "Punterò sulla qualità, vedrete che c'é", disse alla presentazione da commissario tecnico, il 1/0 luglio 2010, due anni esatti dalla finale di Euro 2012. E sembrò un visionario, tanto era lontana la notte di Kiev. Il commissario tecnico dal volto umano, fu definito subito, e non solo per la scelta di lasciare la panchina della Roma nel 2004 per stare vicino alla
compagna di una vita, Manuela.

Antitesi della grinta di Lippi, protagonista di una stagione di rinnovamento a Firenze, tra giovani fair play e terzo tempo a fine partita, la cronaca aveva messo in ombra i precedenti: l'esperienza nella Juve di Platini, in cui fu 'riserva di lusso, la gavetta sulle panchina dell'Atalanta Primavera. I giovani, la voglia di futuro: eccola la cifra di una carriera da allenatore, abbinata alla lezione di Arrigo Sacchi. "Ma ora non parlate di prandellismo", si scherniva a poche ore dalla finale. "Non abbiamo inventato nulla di nuovo, ci ho solo messo un po' di coraggio". Il coraggio di puntare definitivamente su Cassano, trasformato in un maturo 'folle'; quello di prendere di petto la gioventù introversa di Balotelli ma anche il razzismo che lo perseguitava. Il coraggio di una nazionale di 'nuovi italiani'.

Oppure - calcisticamente - di puntare su un modello spagnolo, attaccanti piccoli e rapidi, quando quel calcio sembrava l'antitesi di una storia centenaria. Così sono arrivati i primi risultati. La sconfitta all'esordio in amichevole contro la Costa d'Avorio, perfino beneaugurante visti i precedenti di Bearzot e Lippi. Poi una qualificazione tranquilla, con il brivido della folle notte di Genova per Italia-Serbia, qualche buona prestazione e un paio di amichevoli confortanti: il pari di Dortmund con la Germania e la vittoria sulla Spagna nell' agosto 2011.

Nel mezzo, la valorizzazione di giocatori negletti dal campionato italiano, come Giuseppe Rossi. Ma anche gli attriti con i club. Gli stages pre-Europei, qualche giorno rubacchiato qui e lì al calendario per poter lavorare meglio, erano solo un pretesto. Della nazionale durante l'anno non interessa a nessuno, ecco la conclusione di Prandelli, cui pochi hanno dato retta quando con Demetrio Albertini propose una Under 20 in B per far giocare i giovani italiani relegati in panchina, o all'allarme per il ranking dei baby azzurri, 17/i nel mondo.

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E poi il via all'avventura di Euro 2012 tra mille ostacoli, non solo calcistici. Arrivano le polemiche per il figlio Niccolò, nello staff da fisioterapista e poi protagonista di recuperi lampo di un paio di azzurri; ma anche l'avviso di garanzia a Criscito, la tempesta su Buffon, Monti che amaro parla di fermare il calcio due o tre anni. Fino alla brutta sconfitta a Zurigo con la Russia. Ma poi c'é la Spagna, la sofferenza con i croati, Balotelli che si sblocca con l'Irlanda, la fatica e la gioia ai rigori con l'Inghilterra, la notte magica contro la Germania.

Stasera a Kiev le candeline di due anni intensi. Come si attraversa il deserto? "Con le idee, con i comportamenti, con il coraggio", ricorda sempre Prandelli, pronto a festeggiare i risultati di questo Europeo con un pellegrinaggio a partita, per rendere grazie a Dio. Il codice etico, quello che tenne fuori Balotelli dall'azzurro per brutti gesti in campo. Il risultato da conseguire non con le furbizie. Non è questa la strada da seguire, per la nazionale e per il Paese?, si è chiesto Napolitano nella lettera al ct di un'altra Italia.

(Fonte: Ansa)

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