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Ferruccio De Bortoli ospite dell' Università di Brescia: “Siamo naufraghi della rete”

Ferruccio De Bortoli mette l’accento sulle bufale on-line che non risparmiano persino i più giovani.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BresciaToday

Se ci si attendeva il solito evento divulgativo, fatto solo delle riflessioni di chi oggi ricopre un ruolo non comune, allora saranno in tanti ad essere delusi dal suo intervento. “Quando credi di sapere tutto, non pensi più a nulla”. Esordisce così Ferruccio De Bortoli, nella sua carriera direttore del Corriere della Sera, nell’incontro tenutosi ieri nell’ambito del più ampio “Open Day” dell’Università di Brescia, una due giorni dedicata a promuovere con una serie di iniziative l’offerta didattica e formativa dell’ateneo e dei suoi dipartimenti. “In realtà è proprio l’informazione che deve far riflettere, ma quale informazione è deputata a tale scopo?”. Sembrerebbe il solito discorso su ciò che è attendibile da ciò che non lo è, invece si va oltre e per la prima volta in una sede ufficiale si parla alla platea delle fake news diffuse da certi siti per ottenere un numero più alto di visualizzazioni: “Mi piacerebbe sapere cosa si dirà tra cinquant’anni di tutto questo chiacchiericcio che si fa in rete, di chi lo fa e di chi percepisce che sia vero. La percezione della realtà, infatti, ha la sua importanza”.

Ma tale premessa serve solo a introdurre un confronto con ciò che avveniva in passato e che non è poi diverso da quello che accade oggi. Molti giornali, ad esempio, facevano un copia e incolla di alcune veline che provenivano da contesti aziendali di un certo peso, mentre oggi ciò che cambia è la tecnica. “Può succedere che ad un titolo diffuso in rete non corrisponde il seguito della notizia e che quello che leggiamo possa addirittura avere un significato opposto a quello del titolo. Un testimone non può dire di conoscere tutto il fatto basandosi solo sull’accadimento di un singolo episodio. La rete – prosegue - è un luogo straordinario in cui c’è un enorme flusso di informazioni. Però oltre alla diffusione di notizie false, c’è di più. Si è creata una sorta di onnipotenza digitale, cioè la tendenza di tutti a dire tutto. Tali comportamenti sono favoriti dall’anonimato in rete”. Questa iper- comunicazione è una limitazione al diritto d’espressione e non è mai vero il contrario. “Non so se avete mai sentito parlare di un famoso algoritmo. Cos’è questo algoritmo? Non è altro che un dato relativo a ciò che l’utente si aspetta di leggere o di sapere. Alcuni giornali pubblicano notizie proprio in base a quell’algoritmo. Per questo, la rete può diventare una trappola”. E non è detto che il lettore, pur conoscendo queste dinamiche, possa dirsi maggiormente tutelato.

“In futuro assisteremo ad una ecologia della rete, così come oggi si parla di ecologia del pianeta”. Internet ha generato una confusione tra chi rilascia l’informazione e chi la diffonde e spesso l’uno coincide con l’altro, ma proprio rimettendo ordine tra questi elementi della notizia si potrà uscire dall’impasse di oggi. “Una differenza sostanziale la farà proprio il giornalista. La sua competenza e la serietà d’indagine del suo lavoro in futuro avranno un peso. Al momento, non aspettiamoci molto. Un’informazione a costo zero rimane un’informazione mediocre”. Aurora Sansotari

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