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Salute

Sesso, bresciani poco trasgressivi. Ma parlarne è ancora un tabù

Le curiosità rilevate dal Centro Medico Santagostino

I Bresciani e il sesso: come lo vivono, con chi ne parlano, quanto conoscono se stessi e il partner? Quanto sanno chiedere aiuto, parlarne con un esperto, in caso di bisogno? Il Centro Medico Santagostino - poliambulatorio che aperto recentemente i battenti in città, con un focus particolare sul benessere psicologico - l’ha chiesto a mille Bresciani, attraverso un questionario anonimo. Hanno risposto circa seicento donne e quattrocento uomini, in gran parte tra i 18 e i 30 anni (51%) e senza figli (70%). Dei mille, otto su dieci si sono dichiarati eterosessuali, mentre la percentuale dei bisessuali è stata del 10 per cento, in numero superiore agli omosessuali (5%). In media, il 43% dei Bresciani che ha compilato il questionario dichiara di fare sesso da una a tre volte a settimana. Tra chi resta, c’è chi ha da uno a tre rapporti sessuali mensili, chi non ne ha, e chi dichiara di averne più di tre a settimana.

Primo appuntamento

Che si tratti di relazioni stabili o di incontri occasionali, sembra che i Bresciani non si affidino molto ai social network per fare nuove conoscenze. Pare, infatti, che solo uno su cinque si affidi ad app come Tinder o Facebook per incontrare nuove persone. In particolare, il 73% sembra preferire incontri non mediati dal mondo virtuale, sia quando cerca un partner sessuale, sia quando è in cerca di una relazione stabile. Dato in controtendenza con i numeri generali... D’altro canto, uno su tre crede nel sesso al primo appuntamento, mentre il 50% ha risposto che questa è solo una possibilità e che dipende dalla persona. Il 75% degli intervistati sostiene che non starebbe insieme a qualcuno solo per sesso. Rispetto a ciò che attrae di più le persone, i Bresciani sembrano dividersi quasi in modo equo: il 50% ammette che l’attrazione fisica conta più di quella mentale, mentre il 42% ritiene che l’attrazione mentale sia più importante di quella fisica. Nonostante queste differenze, per entrambi i gruppi era importante un giusto mix delle due caratteristiche. Solo una piccola minoranza riteneva importante in misura esclusiva l’uno o l’altro aspetto. «Ma cosa si intende per “giusto mix”?» commenta Francesca Biondini, psicoterapeuta e responsabile del servizio di psicoterapia del Centro Medico Santagostino di Brescia. «L’attrazione scatta a fronte di differenti stimoli: visivi, olfattivi, ormonali, ma anche mentali. Non c’è una regola fissa che stabilisca l’importanza di caratteristiche fisiche o mentali sulla buona riuscita di una interazione tra partner. Il tutto funziona soltanto se si tiene fede a ciò che proviamo e osserviamo durante un primo incontro. La persona che ho di fronte potrebbe non ricalcare i canoni oggettivi di bellezza fisica generali, ma potrebbe comunque stimolare nell’altro istinti molto forti, che vanno riconosciuti e ascoltati. Viceversa, la bellezza oggettiva non sempre suscita sensazioni piacevoli se non abbinate a una parte mentale capace di coinvolgere altri aspetti se non quelli visivi».

Per sei Bresciani su dieci, il tempo dedicato ai preliminari dipende dalla situazione, ma quasi uno su tre preferisce dedicare molto tempo a questa fase. Solo il 10% preferisce dedicarsi subito al rapporto completo. E la luce accesa o spenta? Il 70% si riserva di valutare in base alla situazione, mentre il 20% preferisce il contatto visivo. Il 10% è invece sicuro della luce spenta.

Il 78% circa dei Bresciani a cui abbiamo chiesto un’opinione è coinvolto in una relazione stabile e il 65% del totale sta insieme al partner da molto tempo. Solo 1 su 5 ha cercato una relazione stabile tramite app di dating e social. Dei mille che hanno risposto, poi, 8 su 10 ritengono che le fantasie erotiche rendano i rapporti sessuali più coinvolgenti. Inoltre, la metà dei partecipanti all’inchiesta ha ritenuto che i sex toys siano “un simpatico diversivo”, anche se, comunque, sembra che questi vengono usati piuttosto di rado dai Bresciani: il 57% dice di non utilizzarli, il 35% di usarli occasionalmente e solo una piccola percentuale (8%) li usa spesso. Nelle relazioni stabili, quasi al 60% dei Bresciani è capitato di avere un rapporto sessuale col partner quando non ne aveva voglia, e solo per far piacere all’altro. «Sex toys e cultura: si apre un grande sipario di non conoscenza riguardo questo argomento» afferma Francesca Biondini. «I sex toys sono un inizio o un completamento della sfera sessuale sia individuale che in coppia. Hanno tipologie e scopi molto diversi, e sono volti a favorire stimolazioni differenti. Non soffermiamoci su luoghi comuni in cui si vedono sex toys soltanto dal punto di vista sostitutivo o di utilizzo pornografico. I toys in realtà possono essere presidi estremamente interessanti di completamento e di miglioramento della funzionalità e della percezione del piacere. Vibrazione, pulsazione, vasodilatazione e lubrificazione, orgasmo cliotorideo, vaginale, stimolazione del punto g o stimolazione prostatica». Sempre circa il 60% dei partecipanti rivela di aver avuto più che altro relazioni durate a lungo, mentre 1 su 5 era stato spesso single ma con relazioni di breve durata. In generale, quando si tratta di far capire all’altro come rendere più piacevole il rapporto, quasi la metà dei mille Bresciani ha detto di mostrare in modo diretto al partner cosa vuole, senza doverne parlare. Un 14% ha risposto che l’altro dovrebbe capirlo da solo. Gli altri hanno dichiarato di parlarne senza problemi al partner. «Parlare di sessualità e di affettività può essere estremamente facile o difficile», ammette Biondini. «Conosciamo veramente la nostra anatomia? Se mi comporterò naturalmente verrò giudicato? Sorprendentemente proprio in coppia o in contesti intimi dove emerge la parte più vera ed autentica di ciascuno, può risultare molto difficile comunicare i propri desideri o le proprie inclinazioni, a volte per non esporsi, a volte per delicatezza nei riguardi dei partner. Oppure per insicurezze od incertezze personali si preferisce tacere».

Consapevolezza e tabù

Quasi 8 Bresciani su 10 sostengono di masturbarsi in parallelo al rapporto di coppia. Invece, del restante 20%, una metà dice di farlo solo se non ha un partner, mentre l’altra sostiene di non farlo e basta. Rispetto all’ansia da prestazione, quasi tutti (9 su 10) hanno risposto che si tratta di una condizione transitoria di carattere psicologico, che può essere trattata con cure adeguate. «L’ansia da prestazione, l’anorgasmia, la vulvodinia, la sensazione di non riuscire a godere di una cosa così bella nella vita, creano gravissimi sensi di frustrazione e di insoddisfazione. Ma quanti si rivolgono ad uno specialista in questi casi?» domanda Biondini. «In una società che tende al benessere in tutte le aree di vita non possiamo permetterci di glissare su un aspetto così importante. Non tutte le difficoltà sono sinonimo di patologia. A volte basta veramente poco per uscire da un periodo di impasse o di difficoltà». Circa il 37% dei Bresciani dichiara di sentirsi in imbarazzo all’idea di parlare della propria sessualità a uno specialista. Un altro 30% ritiene di non averne mai avuto bisogno. Dell’altro terzo che rimane, quasi tutti ne hanno parlato con uno specialista quando ne hanno avuto bisogno. «Questo terzo deve poter aumentare sentirsi libero di parlare di sessualità, di osservarsi, accrescersi e rilassarsi in questo argomento», conclude la psicoterapeuta. «A questo scopo, il Centro Medico Santagostino di Brescia creerà degli eventi a partecipazione libera tesi proprio a liberare tale potenziale. L’affettività, la seduzione, l’anatomia. La masturbazione, la sessualità dei figli, il piacere, dovranno diventare argomenti capaci di farci sorridere, e riflettere. Non solo arrossire».

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