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Aeroporto di Montichiari, Tosi rilancia: "Così com'è l'accordo non va"

Il sindaco scaligero lunedì ha convocato i parlamentari veronesi per discutere del futuro del sistema aeroportuale del Garda. Resta alta la tensione tra Brescia e Verona

Torna a salire la tensione tra Brescia e Verona per l'aeroporto di Montichiari. Il tira e molla che da due mesi sta proseguendo per la firma dell'intesa si arricchisce di una nuova pagina. Questa volta a parlare è il sindaco di Verona.

“Il sistema Verona ha la ferma volontà di trovare una convergenza con Brescia, evitando di mantenere aperto uno scontro inutile” ha spiegato Flavio Tosi “questo accordo, però, non può tradursi in una resa incondizionata, soprattutto in prospettiva, perché il sistema deve avere la possibilità di continuare a crescere, svilupparsi, fare investimenti ed alleanze, senza che nessuno ponga dei veti. Il rischio, in caso contrario, è quello di restare paralizzati per i prossimi anni, con la conseguente decadenza del nostro sistema aeroportuale. L'incontro di oggi - ha aggiunto il primo cittadino veneto - ha messo in evidenza la necessità di un accordo corretto, che rispetti gli interessi del nostro territorio. Comprendiamo che il sistema di Brescia possa avere le sue prerogative e le sue istanze, ma questo non può portare ad una compressione dei diritti e degli investimenti, perché fino ad ora, la gran parte delle risorse sono state investite dal sistema Verona”.

Sul tavolo rimangono i due nodi che ormai si trascinano da mesi: la stima del valore degli aeroporti, inizialmente fissata a 107 milioni e che Verona vorrebbe far lievitare a 115; ma soprattutto il vincolo del 76% per poter fare le scelte strategiche, una garanzia per Brescia, un rischio paralisi per Verona, visto che basterebbe il no di uno dei tre maggiori soci (Verona, Brescia, Trento) per bloccare ogni scelta. “E' chiaro che su questi temi bisogna trovare una via d'uscita - ha concluso Tosi - perché l'aeroporto non è un'istituzione pubblica. E' una società partecipata prevalentemente dal pubblico, ma è anche un'azienda a tutti gli effetti, e come tale deve fare investimenti e necessita di un piano industriale. Non è possibile, quindi, che qualcuno abbia un potere di veto, con la conseguenza di bloccare lo sviluppo della società. Questo sarebbe inammissibile dal punto di vista imprenditoriale. Nessun imprenditore accetterebbe mai un accordo che ponga la sua società nella condizione di essere bloccata''.

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