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Salsicce e focacce: in Regione le spese folli dei leghisti bresciani

Prime sentenze di rimborso per i consiglieri regionali della Lega Nord: Alessandro Marelli e Pierluigi Toscani dovranno rimborsare (in due) la bellezza di 60mila euro, parte dei quali in arrivo dal partito e dall'ex ufficio di presidenza

La Corte dei Conti è arrivata (finalmente) in Regione Lombardia. Ha presentato il conto, e non è un gioco di parole, ai consiglieri dell’ex giunta regionale di Roberto Formigoni – poi dimesso – per quanto riguarda i cosiddetti rimborsi facili. Spese folli o quasi che ai politicanti lombardi venivano interamente rimborsate, anche se tutt’altro che relative all’attività politica.

E così i capi d’accusa variano parecchio. Colpe gravi per i giudici della Corte, anche se una realtà talmente diffusa che tanti l’han fatto perché “lo facevano tutti”, quasi come fosse consentito dal regolamento. Ma se per alcuni di loro c’è l’attenuante di alcune spese considerate “sostanzialmente ammissibili” – dalla cancelleria alle riviste ai libri – per altre non c’è proprio alcun alibi.

Per il momento in testa alla graduatoria non può che esserci Alessandro Marelli della Lega Nord, il primo insieme al collega di Carroccio Pierluigi Toscani dovrà presto rimborsare laute cifre, anche a quattro zeri. Oltre 30mila euro per Marelli, che ai tempi dei rimborsi facili si faceva ‘stornare’ dalla Regione spese di macelleria (dal suo macellaio di fiducia), di panetteria e di ferramenta.

Soldi pubblici spesi, secondo la Corte dei Conti, esclusivamente per “esigenze personali di approvvigionamento”. Forse va un po’ meglio a Toscani, che dovrà rimborsare ‘solo’ 15mila euro: l’altra metà infatti arriverà direttamente dalle tasche della Lega Nord, e dell’ormai ex ufficio di presidenza della Regione.

Anche Toscani non ci è andato comunque leggero: solo per cene e ristorazione avrebbe speso la bellezza di 25mila euro, poi ovviamente rimborsati. Altri sette consiglieri intanto, tra maggioranza e opposizione, hanno già restituito circa 135mila euro alle casse dello Stato, prima che Procura e Corte dei Conti arrivassero a bussare alle loro porte.

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