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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Lonato del Garda

Le tre 'Roushi-Gun' (donne samurai) all'assalto della 'Rocca'

La prima puntata di un lungo viaggio (elettorale e non) in vista delle elezioni comunali di Lonato, e che si concluderà con l'intervista non doppia ma tripla alle tre candidate donne. L'autore è il noto giornalista Antonio Scanziani Champ, da sempre impegnato nella difesa del territorio e - perché no - della buona scrittura. Si comincia con un viaggio a ritroso, alla ricerca dell'autonomia (perduta) dei Comuni italiani: buona lettura!

La libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica e indipendenza. E’ una frase di Franklin Delano Roosevelt (1882 – 1945), il presidente USA del “New deal” che cambiò l’economia del paese dopo la grande crisi mondiale del 1929.  “Deal” può avere molti significati in inglese, tra cui “patto”,  ma anche mescolare e distribuire le carte. Se vi si riflette un attimo appare chiaro che Roosevelt dava peso a quest’ultimo significato: “ridistribuzione” delle carte ossia del reddito tra i cittadini. Se il concetto è valido per i singoli (individui) dovrà valere per la comunità intera che è rappresentata dai  cittadini. La prima comunità in uno Stato è il “Comune”   (municipio) e di conseguenza un Comune non potrà essere indipendente e libero senza una sicurezza economica.

Posso comprendere lo stupore di chi si appresta a leggere queste mie prime righe che dovrebbero riguardare le elezioni amministrative di Lonato ed eventualmente i suoi retroscena. Perché dunque parlare di libertà, individuale o comune che sia, di indipendenza legandole alla sicurezza economica? A coloro che non avranno abbandonato la lettura tenterò di spiegare il nesso tra le elezioni comunali e l’affermazione di Roosevelt. Prima d’entrare nel merito del tema “elezioni”, vale la pena riflettere sull’autonomia effettiva che i comuni hanno nella Repubblica. Manca loro la “sicurezza economica” e di conseguenza una vera libertà e indipendenza.

In Italia, oggi, i comuni non godono di una piena libertà economica, lo Stato li tiene in effetti sotto una specie di tutela. Il municipio è quasi completamente dipendente dalle Casse Erariali dello Stato. Come sono regolati i tributi, cioè le tasse, in Italia. sembra d’essere tornati ai tempi dei “vassalli” e del “vavassori”  cui era delegata la riscossione delle tasse per conto dell’imperatore.

Sono stati proprio i Comuni italiani i primi a contestare questa regola, ormai mille anni fa.  La protesta si sviluppò fino a ottenere riconoscimenti giuridico - politici da autorità superiori (re, imperatore), che in Italia raggiunse una indipendenza di fatto. Il primo riconoscimento è stato quello di essere resi “franchi”  dal versare i tributi ai feudatari. Successivamente i Comuni si appropriarono di altre “regalie” (ciò diritti del regnante) come ad esempio il “battere moneta” e amministrare la giustizia. L’indipendenza economica, cioè la sicurezza, permise, oltre  al benessere, soprattutto la libertà dei cittadini che ritornarono ad eleggere i propri rappresentanti. 

In Italia il "fuocatico", tassa che colpiva il nucleo familiare, ricoprì per anni un posto di fondamentale importanza nei bilanci comunali, come anche i “dazi” imposti a quasi tutte le merci che venivano introdotte nella “cinta” del Comune. Lo Stato moderno, costruito in Europa sull’esempio di quello francese post rivoluzione e napoleonico ha ridimensionato l’autonomia dei Comuni. Vi sono eccezioni e il modello ci viene dalla Confederazione Elvetica che concede una notevole autonomia a Cantoni che non battono più moneta, ma sono autonomi per quanto riguardano i tributi, l’amministrazione della giustizia (i codici di procedura, sia civile sia penale, come la magistratura sono Cantonali), la polizia eccetera. Il modello svizzero ha ispirato il sistema federale degli USA.

L’Unità d’Italia ha rappresentato per i Comuni un notevole ridimensionamento alla loro indipendenza. Da subito. Infatti  tra le leggi per il riordino del sistema tributario nazionale, quella relativa all’imposta sul dazio consumo, varata il 3 luglio 1864, contribuì indubbiamente al risanamento del disavanzo pubblico, sia pure a scapito delle finanze comunali: i dazi più importanti, che in passato erano destinati al bilancio dei comuni, furono infatti trasferiti all’erario statale. L’autonomia finanziaria dei comuni fu ulteriormente ridotta l’anno successivo, nel 1865, in seguito all’approvazione della legge comunale e provinciale. Le finanze locali si fondavano da tempo su queste imposizioni che colpivano taluni principali beni di consumo al momento della loro introduzione nei comuni dotati di una cinta daziaria (comuni chiusi) o al momento in cui erano immessi nei negozi di vendita al minuto (comuni aperti).

Lo Stato unitario permise tuttavia di trasformare il “fuocatico” in “imposta di famiglia” che ricoprì per anni un posto di fondamentale importanza nei bilanci comunali assieme all'imposta sul valore locativo. Nel 1923, con regio decreto legge del 30 dicembre, ne fu disposta l'abolizione, poi sospesa a causa delle proteste delle amministrazioni locali. E’ tuttavia la dimostrazione che pur con un governo fascista, l’associazione che raggruppava i Comuni, riuscì a far modificare la nuova legge e mantenere l’indipendenza economica ai Comuni.  La commissione per la stesura della riforma della finanza locale del 1931 fu concorde nel sostituire il tributo con un'addizionale all'imposta complementare di stato e di mantenerla in vita solo nei comuni con popolazione inferiore ai 30.000 abitanti, dove molti cittadini non erano soggetti all'imposta complementare.

In Italia i dazi interni furono sostituiti nel 1930 dalle imposte comunali di consumo. La Repubblica attribuì ai comuni numerose funzioni di pertinenza statale senza dotarli di un’adeguata copertura finanziaria. Un esempio: l’imposta comunale di consumo è stata abolita con l'introduzione (1973) dell'Imposta sul Valore Aggiunto (IVA). Il risultato di tutto ciò è l’assoluta dipendenza dei Comuni dalle elargizioni dello Stato e non dalla propria capacità di esazione in rapporto con al potere economico dell’area comunale.

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