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Quando l’acqua è davvero pubblica: parla il sindaco di Cerveno

Intervistato da Radio Città Aperta, Giancarlo Maculotti racconta la realtà montana della Valle Camonica, dove 17 Comuni hanno rifiutato l'Ato provinciale. Tutti concordi: "Acqua gestita direttamente dai Comuni"

Sulle frequenze della radio romana Radio Città Aperta il sindaco di Cerveno Giancarlo Maculotti ha parlato della situazione particolare in cui versano alcuni Comuni della Valle Camonica, dove l’acqua è davvero pubblica e gestita direttamente dalle amministrazioni comunali. Sono 17 i paesi coinvolti, grandi e piccoli, da Lozio a Breno, da Vione a Temù, sono tutti i Comuni che hanno rifiutato l’Ambito Territoriale Ottimale (Ato) del Ciclo Idrico Integrato della Provincia, e ora gli acquedotti sono di proprietà comunale, così come è comunale la loro gestione e la loro manutenzione. “Siamo da sempre tutti concordi – commenta Maculotti – sull’acqua gestita direttamente dai Comuni”.

“La nostra è una situazione molto particolare, a ridosso delle valli alpine ricche di acqua, con le fonti molto vicine all’abitato. Per questo possiamo vantare una lunghissima tradizione di acqua semi gratuita: i cittadini pagano una cifra simbolica di 15 euro all’anno a cui però vanno aggiunti 70 euro per la depurazione”. L’acqua non manca mai, non ci sono problemi di erogazione, ma anche a Cerveno il primo cittadino ha fatto emettere un’ordinanza per frenarne l’abuso, soprattutto nell’irrigazione (di prati o di orti), limitandone l’uso nelle ore del giorno. “Nonostante gli accumuli consistenti e la portata d’acqua costante – continua Maculotti – la risorsa è comunque una risorsa limitata. Non basta la gestione comunale, io la vedo già superata, serve una gestione di Valle, una gestione consortile”.

Non tutti i Comuni limitrofi hanno la fortuna di Cerveno, e da tempo di parla di una sorta di collettore solidale che parta da Ponte di Legno e possa poi servire tutta l’area della Valle. “La gestione dell’acqua è un affare molto complesso, con 5mila euro all’anno (questo è il valore dell’introito ricavato dai versamenti dei cittadini, ndr) non possiamo garantire il mantenimento dell’acquedotto. Se ci fosse necessità di intervento non avremmo la possibilità di effettuarlo”.

“La difesa dell’acqua è sacrosanta, la difesa dell’autonomia altrettanto – conclude il sindaco – ma una quota così bassa non basta”.

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