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Cultura Via Fratelli Folonari, 20

Il Secolo dei giganti dell’Asia

Presentato anche a Brescia, nel salone Buozzi della Camera del Lavoro, il volume che analizza da vicino l'ascesa di due potenze emergenti come Cina e India, "due potenze con cui si devono fare i conti"

Presentato anche a Brescia, nel salone Buozzi della Camera del Lavoro di Via Folonari, ‘Il Secolo dei giganti dell’Asia’ di Renato Casella (edizioni LC, 365 pagine, 20 euro), quasi un unicum nel piano editoriale italiano che diventa “un efficace strumento di lavoro” e che fornisce una precisa fotografia di quello che è il panorama delle nuove potenze asiatiche, Cina e India. Quella che è “una prospettiva secolare” e che a conti fatti è “una vera e propria irruzione”, mentre in Italia si parla solo di primarie, e nelle stesse “non vi è traccia alcuna del dibattito su Cina e India”.

Articoli e approfondimenti, tabelle e grafici per un’analisi di lunga durata, nel mondo che si trasforma velocemente e in cui, nonostante la crisi, “il ciclo liberista non si è ancora concluso”, e “l’irruzione dei giganti dell’Asia non è un’iperbole ma una constatazione”, nel testo il viaggio si fa politico ed economico ma anche geografico, da est a ovest, città da decine di milioni di abitanti come Shanghai e Pechino, oppure Chengdu che di residenti ne registra quasi 20 milioni e che nei prossimi anni produrrà 1,2 milioni di auto (come tutto il mercato italiano), Dalian che da sola vanta un PIL di 60 miliardi di dollari, Foshang che produce da sola il 99% di tutti gli alberi di Natale del pianeta.

Tutto intorno le contraddizioni gigantesche per un Paese da 1,35 miliardi di abitanti, 100mila funzionari arrestati ogni anno per corruzione (e qui si colloca la vicenda dell’ormai celebre sceriffo Bo Xilai di Chongqing, 28 milioni di abitanti nella Cina Gialla), un sistema politico che pare monolitico ma che invece al suo interno vive di contrattazioni e lotte, insomma quel fascio di relazioni che compone la politica e l’economia degli Stati, la Cina come Stato socialista, “un simulacro ideologico che serve a garantire la momentanea stabilità”, le “migrazioni bibliche” dalla campagna alla città, decine di milioni di uomini che vanno a lavorare “nella fabbrica del mondo”.

Mentre dal People’s Daily (quotidiano cinese) la constatazione che “nei centri commerciali asiatici non si trovano più prodotti e vestiti cinesi ma che vengono da Thailandia, Vietnam o Malesia”, ed ecco la sfera d’influenza che si espande, e l’altro gigante ancora sopito che si chiama India, “la più grande democrazia del mondo ma che nasce da un massacro terribile, un pogrom senza precedenti”, e dall’università del Mani-Pal esperti ed economisti che avanzano l’ipotesi di una nuova istituzione (anche militare) che racchiuda in sé Cina e India, Russia e Brasile, “perché per il XXI secolo abbiamo bisogno di coordinamento, per scardinare l’egemonia occidentale”, oppure il Centro Studi Kinhua che rilegge la storia cinese, “dagli anni ’50 agli anni ’80 la preparazione allo sviluppo, dal 1980 al 2020 il tempo dello sviluppo rapido, dal 2020 in poi il periodo di piena potenza” che porterà poi ad una maturità con crescita rallentata “solo nel 2150”.

Previsioni e proiezioni ma “potenze con cui dover fare i conti”, nuovi giganti del mercato mondiale ma che devono tantissimo, forse tutto, “a quel gigante senza voce che riempie le officine del nuovo mondo”, i lavoratori e i giovani, come la giovane operaia, di soli 25 anni, che nel corso dello sciopero Honda del 2010, “il più grande della storia della Cina”, non si accontenta di difendere gli interessi dei colleghi e dei compagni ma parla di “tutti i lavoratori della Cina, tutti i lavoratori del mondo”. In fondo l’aveva detto pure Napoleone Bonaparte, nel lontano 1815: “Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà”. Un segno dei nuovi tempi, anche a Brescia? Il fatto che almeno un centinaio di cittadini abbiano ascoltato con attenzione  ed interesse  una conferenza su tematiche che molti considerano ancora troppo teoriche, e troppo lontane.

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