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Crisi: nel bresciano 233 imprese in meno nel primo trimestre 2012

Secondo la rilevazione trimestrale condotta per Unioncamere da InfoCamere, a fronte di 2.970 dichiarazioni di cessata attività ci sono state "solamente" 2.737 nuove aperture. A fare le spese del cattivo inizio d'anno sono state soprattutto le imprese più piccole

Meno iscrizioni e più cessazioni: è così che, nel primo trimestre del 2012, si è allargata la forbice della vitalità delle imprese tra chi sceglie di entrare sul mercato creando una nuova attività (sono stati in 120.278 tra gennaio e marzo) e chi, al contrario, ne è uscito (in tutto, 146.368).

In particolare, rispetto allo stesso periodo del 2011, le iscrizioni sono diminuite di 5mila unità mentre le cessazioni sono aumentate di ben 12mila unità, con il risultato di un saldo del periodo pari a -26.090 imprese. Praticamente il triplo in meno rispetto ai primi tre mesi del 2011, quando erano mancate all'appello 9.638 imprese. In termini relativi, la riduzione dello stock delle imprese nel primo trimestre è stata pari al -0,43%, contro il -0,16% del 2011.

Tengono solo società di capitale ( 7.000 in più) e coop (1.000 in più). Sul territorio bresciano la situazione segue l'andamento nazionale: le nuove iscrizioni alla Camera di Commercio sono state in tutto 2.737, mentre quelle che hanno dichiarato cessata attività 2.970. Il saldo, quindi, segna un meno 233. E' questo, in sintesi, il quadro che emerge dai dati sulla natilità e mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre dell'anno, fotografati da Movimprese.

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Secondo la rilevazione, a fare le spese del cattivo inizio d'anno sono state soprattutto le imprese più piccole, in particolare quelle artigiane (che al 31 marzo erano 15.226 in meno rispetto alla fine di dicembre), e quelle situate nel Mezzogiorno (diminuite di 10.491 unità, lo 0,52%, nei primi tre mesi dell'anno). Tra le forme giuridiche, l'aggregato che arretra di più è quello delle imprese individuali, diminuito in tre mesi di 30.520 unità (-0,91% contro il -0,57% del 2011), mentre meno significativa è stata la riduzione delle società di persone (3.797 unità, lo 0,33% in meno rispetto a fine dicembre).

Tra i settori, in termini assoluti i saldi negativi più pesanti si registrano in agricoltura, nel commercio (-8.671), nelle costruzioni (-8.328) e nelle attività manifatturiere (-4.929). Col segno positivo chiudono, invece, le attività immobiliari, quelle professionali e i servizi alle imprese che, insieme, crescono di 1.655 unità. Saldo positivo anche per i servizi di alloggio e ristorazione (423 imprese in più), sanità e assistenza sociale (+250), informazione e comunicazione (+125).

Piccolo "boom", infine, per il settore dell'energia, dove si sta probabilmente consumando la corsa agli incentivi per la produzione di energia attraverso fonti alternative. Nel trimestre, il bilancio delle imprese è stato positivo per 511 unità in più, corrispondente ad una crescita del 7,6%. Sotto il profilo territoriale, tutte le macro-ripartizioni geografiche chiudono il trimestre con saldi negativi.

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La battuta di arresto più rilevante è al Sud e nelle Isole che perdono 10.491 imprese, il 40,2% di tutto il saldo negativo del periodo. A seguire viene il Nord-Est, il cui stock di imprese tra gennaio e marzo si è ridotto di 8.176 unità. Contengono le perdite, invece,il Nord-Ovest (5.661 imprese in meno, pari allo 0,35% dello stock) e, soprattutto il Centro dove, grazie all'eccezione rappresentata dal Lazio (unica regione a chiudere il trimestre con un saldo positivo, con 1.953 imprese in più, frutto esclusivo della inarrestabile espansione delle società di capitale nella provincia di Roma), il deficit si arresta a -1.762 unità, pari allo 0,14% dello stock dell'area.
 

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