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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Crisi: licenziamenti aumentati del 51%, 3.549 nuovi disoccupati da inizio anno

Continuano i dati allarmanti riguardanti l'economia bresciana. Rispetto al primo trimestre 2011, i licenziamenti sono aumentati del 51%: hanno perso il lavoro 3.549 persone. Le ore di cig ordinaria sono aumentate del 78%

I dati sul mercato del lavoro diffusi nei giorni scorsi registrano che, nei primi tre mesi del 2012, la cassa integrazione complessiva utilizzata in provincia di Brescia ha superato quota 11 milioni e mezzo di ore, un milione e mezzo in meno rispetto all'analogo periodo del 2011.

Entrando però nei dettagli, si può però osservare una esplosione della cassa integrazione ordinaria nel 2012, passata da 3 a 5.3 milioni di ore. Un dato, questo, che fa emergere una diminuzione pesante degli ordinativi e delle commesse rispetto allo stesso periodo del 2011 e non fa immaginare nulla di buono per il futuro.

A essere diminuita, nel 2012, è la cassa integrazione straordinaria (-41%). Questo però non è un segnale positivo ma è purtroppo l'esito del fatto che per tante aziende è finita la possibilità (per quanto prevede la legge) di utilizzare la cassa integrazione straordinaria. Il calo della cigs è da collegare all'aumento dei licenziamenti: nei primi tre mesi del 2011 i licenziamenti collettivi in provincia di Brescia erano stati 2.357, quest'anno sono 3.549 (+51%), oltre tre quarti dei quali in aziende con meno di 15 dipendenti.

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Questa situazione del mercato del lavoro a Brescia conferma che sono soprattutto le piccole unità produttive a soffrire, a causa sia dello strozzamento del credito ma anche di una struttura commerciale debole che non aiuta le aziende nell'export, oggi unico mercato non asfittico.

Per quanto riguarda il mercato interno, purtroppo le politiche recessive degli anni passati del governo di centro destra e quelle dell'attuale governo non stanno aiutando il sistema delle imprese e del mondo del lavoro a risollevarsi.

A dover essere rimesso al centro sono il lavoro e, quindi, una politica industriale che guardi al futuro. Temi, questi, che abbiamo messo al centro dello sciopero generale della scorsa settimana e di tante iniziative analoghe dal 2008 a oggi.

A farci uscire dalla situazione attuale non saranno certo le politiche recessive che si stanno attuando, né tanto meno l'aumento della pressione fiscale su chi le tasse le paga già. Le strade alternative ci sono, basta riconoscerle. Manca la capacità della politica di capire la situazione. Anche nella sua versione «tecnica».

(Fonte: Cgil)

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