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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

I killer del bilancio a Brescia: partiti e stato italiano (2^ PARTE)

"Né la Giunta di destra, né la Giunte di sinistra hanno mai previsto un piano per rientrare da questa voragine"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BresciaToday
I problemi del Comune di Brescia non si limitano al disavanzo di bilancio e alla difficoltà di obbedire servilmente ai vincoli assurdi del patto di stabilità italiano (come descritti nel mio precedente contributo), infatti un altro allarme è risuonato, e ben più pesante, nell'aula consiliare: quello per l'indebitamento colossale del Comune, che ammonta a 400 milioni di euro (dovuti soprattutto alla costruzione della metropolitana), ma né la Giunta di destra, né la Giunte di sinistra hanno mai previsto un piano per rientrare da questa voragine, che solo nel 2013 sta pesando sul bilancio per 23 milioni di euro.
 
Una spesa faraonica di 1 miliardo di euro (raddoppiata rispetto a quella preventivata dieci anni fa) che e' costata ad ogni cittadino bresciano ben 5.000 euro.
 
Dopo dieci anni di lavori, proprio quest'anno il metrobus è stato inaugurato in pompa magna dall'allora Sindaco Paroli, dall'ex Sindaco Corsini e dal neoletto governatore lombardo Maroni che dichiarava: "E' un'opera d'eccellenza, va garantita e sostenuta, anche nei costi d'esercizio" (per la verità un Maroni abbastanza smemorato e dimentico che il suo partito era contrario all'opera. evidentemente quello che vale all'opposizione, non vale più una volta conquistato il potere).
 
Gli stessi politici che trionfalmente inauguravano la metro qualche mese fa dovrebbero assumersi ora la responsabilità di indicare alla cittadinanza dove si troveranno le risorse per rientrare da questo debito.
 
Ma la questione vera é: dovevano essere i rappresentanti dei partiti ad assumersi una decisione così onerosa per la cittadinanza? una onerosità che non riguarda solo le casse del Comune, ma anche le conseguenze sul territorio (ben dieci anni di lavori con una città trasformata in un cantiere a cielo aperto) .
 
I cittadini bresciani erano stati chiamati per due volte a esprimersi sulla valutazione del progetto, e sia nel 1998 sia nel 2001 lo bocciarono, ma in entrambi i casi l'affluenza dei votanti non superò il 50% degli aventi diritto al voto (affluenza del 38% nel 1998 e del 45% nel 2001).
Ma anche se i referendum avessero superato il quorum del 50%, avrebbero avuto solo un valore consultivo e la Giunta in carica non sarebbe stata obbligata a rispettare il verdetto dei cittadini.
 
Questa non è democrazia diretta, questa non è democrazia partecipativa: se un cittadino sa in anticipo che il risultato di un referendum avrà valore soltanto consultivo (cioè carta straccia) e non forza cogente sulla classe politica, perché dovrebbe parteciparvi?
 
Pro Lombardia Indipendenza ritiene che se il Sindaco decidesse la costruzione di un grosso centro commerciale, di un centro direzionale o di una centrale energetica (o l'ampliamento della metropolitana), lo Statuto comunale dovrebbe prevedere IN AUTOMATICO l'indizione di un referendum confermativo e senza quorum: se i cittadini votassero no, il progetto verrebbe automaticamente cancellato e il Sindaco dovrebbe semplicemente adeguarsi alla decisione assunta dai cittadini sovrani.
 
Nel nostro caso, la metropolitana non sarebbe stata costruita e Brescia non avrebbe sulla testa la spada di Damocle di 400 milioni di debito.
Nel caso opposto, se i cittadini avessero confermato il progetto del Sindaco, probabilmente avrebbe valutato attentamente l'impatto dell'opera sulle loro tasche e sul loro territorio, e, a questo punto, dovrebbero ascrivere solo a loro stessi e non a qualcun altro tutta la RESPONSABILITA' per le conseguenze di quella decisione (la loro!).
 
Dario Pederzani
Pro Lombardia Indipendenza
www.prolombardia.eu
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