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Cronaca Gussago

Motori venduti come nuovi, ma hanno 50 anni: nei guai imprenditore bresciano

Oggetto della presunta truffa due motori risalenti al 1968 venduti come rottami per un valore di 9mila euro e poi acquistati dalla società Indescast per ben 700mila. Tra gli indagati anche un 50enne di Gussago

Secondo gli inquirenti avrebbero truffato un ente pubblico - la Indecast di Castiglione delle Stiviere - vendendo due gruppi elettrogeni del valore di 9mila euro ad una cifra esorbitante: oltre 700 mila euro. Ad ordire e mettere in pratica la truffa ai danni della società municipalizzata sarebbero state sei persone, di cui una è deceduta. I cinque imputati a breve andranno a processo per truffa aggravata, abuso d'ufficio e false fatturazioni.

Alla sbarra imprenditori, politici e dirigenti, tra cui anche un 50enne di Gussago. Secondo l'accusa avrebbero ingannato il consiglio di amministrazione della Indecast e prodotto una documentazione falsa per indurlo a comprare i due motori - non più servibili - all'esorbitante prezzo di 700mila euro, allegando pure un inattendibile e inconsistente studio di fattibilità.

Chi sono gli imputati

Il primo imputato della lista è Mario Tonello, il 46enne che all'epoca dei fatti era presidente della municipalizzata. L'uomo, che nel 2012 aveva pure corso per le amministrative, è fresco di condanna (a 2 anni e 8 mesi) per il furto di alcune auto da una concessionaria. Nei guai  anche Andrea Mazzon, 46enne di Volta Mantovana e direttore tecnico di Indecast.

Come detto, tra gli imputati c'è anche un bresciano: si tratta di Francesco Frau, 50enne di Gussago. L'uomo, ex titolare di una ditta del settore edile, aveva in custodia i motori venduti da una società di rottami ferrosi per la cifra di 9mila euro. Chiudono l'elenco Sergio Fezzardi, 56 anni, titolare della Provider, la ditta incaricata di individuare fornitori qualificati per acquistare i generatori e  Francesca Vincitorio, 39enne rappresentante della Delta srl, azienda alla base del passaggio dei motori.

L'inchiesta sulla truffa

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, erano scattate nel 2014 e avevano permesso di ricostruire l'origine dei due motori: costruiti nel 1968 in Germania, erano stati usati dalle poste tedesche sino al 1990 e successivamente, da una società italiana del Trentino Alto Adige, che li ha impiegati per la produzione di energia elettrica. Non più utilizzabili, nel 2008 la società trentina li aveva venduti come rottami ferrosi ad un'altra azienda italiana per un valore di 9.000 euro.
Uno degli indagati li aveva quindi recuperati dall'azienda di rottami e, attraverso una serie di false fatturazioni (aventi come destinatario finale la Indecast), aveva gonfiato il valore dei motori, occultandone la reale provenienza.

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