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Cronaca Chiari

Lei innamorata, lui truffatore: la deruba di oltre mezzo milione di euro

A processo il 60enne Roberto Giorgio Belotti, accusato di circonvenzione di incapace: la vittima una donna che sarebbe stata costretta a consegnare 500mila euro

Fingendosi un ricco ereditiero che a breve sarebbe stato ancora più ricco, e quindi in grado di restituire fino all'ultimo centesimo, avrebbe convinto una povera donna (che era ricca davvero, almeno fino a quando non ha consegnato tutto al suo aguzzino) a farsi prestare più di mezzo milione di euro, costringendola a vendere quadri, proprietà, investimenti, perfino una pepita d'oro. Ma di questi soldi ormai non c'è più traccia.

Circonvenzione di incapace

E' finito a processo, scrive il Giornale di Brescia, con l'accusa di truffa e circonvenzione di incapace: il bresciano truffaldino è il 60enne Roberto Giorgio Belotti, residente a Chiari, e i fatti risalirebbero al 2013. Solo tre anni più tardi il marito della donna truffata, titolare di una nota gelateria e appunto ancora sposata, si accorgerà dell'inganno e denuncerà l'accaduto.

Belotti rischia diversi anni di carcere, anche se in sua difesa si dichiara innocente: a detta dell'uomo, la donna sarebbe stata davvero innamorata di lui, e quei soldi gli sarebbero stati regalati. Circostanza che non ha convinto gli inquirenti: la donna truffata, sottoposta a perizia, è risultata affetta da una sindrome paranoica.

La truffa e il processo

In pochi anni, a detta invece dell'accusa, Belotti si sarebbe fatto consegnare più di 500mila euro. Tutto è partito con un prestito di pochi centinaia di euro: poi sono diventati migliaia, decine di migliaia e centinaia di migliaia. Un incubo sempre più profondo per la donna: i legali della famiglia riferiscono di come sia stata costretta a vendere tutto quello che aveva, per continuare a elargire denaro.

Anche un'amica della donna truffata è stata chiamata a deporre al processo: le avrebbe prestato circa 1500 euro, soldi che poi lei avrebbe consegnato subito a Belotti. Tra le testimonianze eccellenti anche l'assessore Marco Fenaroli: al 60enne aveva consegnato le chiavi di una sede di partito, che lui apriva e chiudeva in cambio di denaro.

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