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Cronaca Ome

Terrorismo islamico e traffico di essere umani: arrestato un ragazzo

In manette un 27enne residente a Ome: faceva l'operaio in un'azienda della zona. Oltre a lui altri 14 fermi nell'ambito dell'Operazione Abiad

Il suo ruolo nell'organizzazione è ancora tutto da chiarire, ma di certo era uno di loro: fa parte dei 15 arrestati, fermati dai carabinieri tra le province di Brescia, Caltanissetta, Palermo e Trapani e accusati (a vario titolo) di terrorismo, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, contrabbando di tabacchi, esercizio abusivo dell'attività di intermediazione finanziaria.

Lo hanno prelevato direttamente nella sua abitazione di Ome, in Via Maiolini, dove da un po' di tempo abitava con la famiglia: il giovane ha 27 anni, H.F. le sue iniziali, di nazionalità marocchina. Lavorava come operaio in una fabbrica della zona: nessuno in paese si sarebbe mai accorto di lui. Una persona riservata e di poche parole, dicono i vicini. A conti fatti, un insospettabile.

La struttura dell'organizzazione

L'organizzazione criminale invece era ben radicata, in territorio italiano e internazionale. A dare una sferzata decisiva alle indagini sarebbe stata la testimonianza di un tunisino pentito, che ai militari avrebbe raccontato tutto, o quasi. Il motivo? Si sarebbe definito preoccupato della presunta venuta di “un esercito di kamikaze” anche in Italia.

Sono proprio i carabinieri a raccontare i dettagli dell'operazione definitiva “Abiad”: un sodalizio criminale transnazionale, composto prevalentemente da cittadini tunisini, che in cambio di ingenti corrispettivi di denaro contante (dai 1500 a oltre 3000 euro alla volta) organizzava traversate di ristretti gruppi di cittadini tunisini dalla coste magrebine a quelle trapanesi, attraverso trasporti marittimi con natanti off-shore, capaci di garantire trasferimenti rapidi e in grado di eludere i dispositivi di controllo ordinario.

L'associazione è risultata stabilmente operante in territorio italiano e tunisino, con una rete logistica alimentata dagli ingenti proventi delle attività delittuose. E quindi anche il contrabbando di tabacchi lavorati, che venivano distribuiti in particolare in provincia di Palermo.

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