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Cronaca

Revisione Mediaset: il Cav punta alla Corte d'Appello di Brescia

Silvio Berlusconi si rivolgerà al Tribunale bresciano per presentare istanza di revisione per il processo che lo ha visto condannato per frode fiscale. Intanto, scarica tutte le colpe sull'ex amico e coimputato Frank Agrama

Silvio Berlusconi punta tutto su 12 testimoni, sette dei quali, a suo dire, "nuovi", per giocarsi la carta della richiesta di revisione del processo sul caso Mediaset, che lo scorso primo agosto si è chiuso per lui con la condanna definitiva a 4 anni di reclusione per frode fiscale. E scarica ogni responsabilità del sistema dei diritti tv, fatto di costi gonfiati per creare fondi neri, su Frank Agrama, suo coimputato e condannato a 3 anni, soprattutto in forza di una dichiarazione scritta fatta pervenire ai suoi legali da una manager del gruppo del produttore statunitense. Una teste-chiave, secondo il Cavaliere, ma le cui affermazioni vengono già in parte smentite dalle stesse carte dell'inchiesta.

Nelle conferenza stampa di ieri l'ex premier ha annunciato che, attraverso i suoi legali, si rivolgerà alla Corte d'Appello di Brescia per presentare istanza di revisione del processo proponendo in particolare 12 testimonianze (cinque già richieste e bocciate nel corso dei processi) che proverebbero la sua innocenza. E con dovizia di particolari ha letto un lungo 'affidavit' inoltrato di recente ai suoi difensori da Dominique O'Reilly-Appleby, un ex dirigente e ex ad del gruppo Harmoy Gold di Agrama, con un curriculum, a detta del Cavaliere, che la rende "persona di livello".

La manager, sempre stando alla versione di Berlusconi, è stata sentita tre volte, da febbraio a giugno scorso, dagli agenti del Fisco Usa nell'ambito di un procedimento sulle "operazioni" finanziarie di Agrama. Ha reso tre deposizioni il cui contenuto è poi confluito in quella dichiarazione, su cui c'è anche il sigillo di un giuramento, che è stata illustrata dal leader di Forza Italia davanti a taccuini e telecamere.

Una dichiarazione in cui la donna, in sostanza, scagiona l'ex premier non solo sostenendo che le "era perfettamente chiaro che né Mr. Gordon (Bruce, presidente della distribuzione di Paramount, ndr) né Mr. Agrama avessero alcuna relazione o conoscenza con Mr. Berlusconi", ma anche che non c'è traccia di alcun pagamento dal produttore statunitense all'ex capo del Governo nel giro dei diritti tv.

Agli atti del processo, però, tra le altre cose c'è la testimonianza dell'ex manager Aldo Spagnoli che ha raccontato di aver visto foto di Agrama in compagnia di Berlusconi nello studio del produttore a Los Angeles. Secondo Appleby, però, il 'perno' del sistema dei diritti tv era Agrama: il produttore statunitense, Gordon e Daniele Lorenzano, ex manager di Mediaset condannato a 3 anni e 8 mesi, avevano architettato uno "schema perfetto" dal quale i primi due "avevano ricavato" parecchi "milioni di dollari".

Uno schema in cui "le persone di Paramount pensavano che Mr. Agrama rappresentava Mediaset, mentre le persone di Mediaset pensavano che Mr. Agrama rappresentasse Paramount". Una 'cresta' sulla compravendita dei diritti tv alla quale, secondo l'affidavit anche "trasmesso - ha detto il Cavaliere - alla Procura di Milano", Berlusconi era estraneo: per Applleby lui non ebbe mai alcun "beneficio economico".

Alcune affermazioni di Appleby, tuttavia, vengono smentite dalle carte del processo Mediaset. La manager, infatti, racconta di aver saputo solo nel giugno scorso (per lei fu uno "choc", ha spiegato) dell'inchiesta a carico del Cavaliere. Dichiarazione contraddetta da un carteggio tra il pm di Milano Fabio De Pasquale e i magistrati svizzeri in merito ad una rogatoria del 2005 per far luce proprio su un conto corrente della manager a Lugano, a cui lei si era opposta tra il 2006 e il 2007, nominando anche un legale.

Ciò dimostrerebbe che già sette anni fa Appleby era a conoscenza dell'indagine che l'ha anche sfiorata come presunta 'prestanome': la richiesta di assistenza giudiziaria avanzata dal pm ai colleghi di Berna riguardava, infatti, quel suo conto corrente, cointestato con Agrama e denominato 'Ragtime' e poi 'Gander' acceso presso la Ubs. Sul conto tra il '95 e il '97 erano transitati "4.292.000" di dollari "erogati da Wiltshire Trading e da Harmony Gold" e, secondo l'accusa, provenienti da Mediaset per l'attività di intermediazione fittizia di Agrama.

Produttore che, secondo la Cassazione, era il "socio occulto" di Berlusconi e dal quale l'ex premier ora cerca di 'smarcarsi' con le nuove testimonianze da portare fino alla Corte d'Appello di Brescia. "Si tenta con argomenti totalmente fuorvianti di sminuire la assoluta rilevanza delle dichiarazioni di Dominique Appleby. È più che noto agli atti che la signora aveva delle cointeressenze economiche con Franck Agrama. Proprio questo fa sì che la teste conoscesse perfettamente i meccanismi dell'acquisto e della vendita dei diritti cinematografici tanto da essere compartecipe degli utili", ha affermato, in una nota, Niccolò Ghedini, uno dei legali di Silvio Berlusconi.

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