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Cronaca Via Serenissima

Radio Onda d’Urto: intervista a Jean Luc Stote

Lo storico speaker radiofonico a ruota libera sulla Festa più importante dell'estate bresciana: concerti, eventi, la gente e la musica. "Essere schierati non significa essere il demonio. Festa Radio patrimonio di Brescia"

Dalla sua preziosa bancarella di vinili e cd, dopo il suo consueto giro tra gli stand e i palchi, dopo la sua consueta diretta radiofonica, lo storico speaker di Radio Onda d’Urto Jean Luc Stote ci racconta le prime impressioni di questi otto giorni, le aspettative, le grandi soddisfazioni. La Festa di Radio compie 20 anni, e da 20 anni è più che una risorsa, anzi è il punto di riferimento dell’estate bresciana e dei dintorni, tanto da attirare a sé curiosi e appassionati anche dai Paesi limitrofi.

Non si può cominciare senza dire due parole sull’affluenza di questi primi giorni.

Lo dico subito, nella prima settimana non c’era mai stata così tanta gente. Di solito Ferragosto ci permette di avviarci con calma, quest’anno la calma non c’è stata. Sicuramente è un po’ il segno dei tempi, pare anche evidente che c’è molta più gente che è rimasta in città. Certo ha pagatola scelta di partire con eventi di rilievo, vedi Subsonica la prima sera, che hanno avuto sicuramente un ruolo importante.

I risultati di questi anni, la raccolta di firme, la gente del 2011.. si può dire che Festa Radio è una piccola rivincita contro chi vi ha voluto male?

Per me non c’entra il discorso della rivincita, più che altro questa è la dimostrazione di un grosso problema che non è specifico né di questa città né di questa giunta, è un problema italiano. In Italia situazioni come questa non sono percepite per quello che possono rappresentare veramente, al di là dell’evento in sé e dei suoi contenuti. La Festa è una risorsa per la città, basta pensare a tutto l’indotto che ci può essere, una cosa incredibile! Noi riceviamo mail in maggio e giugno dall’Austria, dalla Svizzera.. di gente che ci chiede il programma per poi sapere in quale settimana verranno. Questa gente di giorno è in campeggio, in albergo, va fuori a mangiare: c’è anche tutto un aspetto di risorsa, di ricchezza per la città stessa, purtroppo un aspetto mai considerato, un grave errore, in qualsiasi Paese europeo. Sembra che qui l’unica cosa in grado di essere risorsa sia il tondino! In Italia non si è ancora capito che la cultura e il mondo dello spettacolo sono delle risorse importanti: in Francia invece sanno che ogni euro investito in cultura ne porta cinque nelle casse dello Stato. Qua si parla di fannulloni e parassiti!

Il problema del turismo culturale in Italia è più che mai attuale. Ci ha sorpassato la Spagna, la Francia ci ha doppiato, quando negli anni ’70 eravamo il primo Paese al mondo per numero di presenze..

In Francia hanno sempre cercato di reagire a questo ma il problema è un altro. In Francia c’è un Governo di destra così come in Italia, ma prima della crisi il budget del ministro alla Cultura francese era quattro volte quello italiano, nonostante non abbiano i beni culturali che abbiamo noi. Con la crisi qua è stato segato fino all’osso, là è stato addirittura aumentato. Altro paradosso, la Germania. Rasa al suolo alla fine della 2a Guerra Mondiale, ora incassa 130 milioni di euro in più all’anno dell’Italia per le sue ricchezze architettoniche: questo dovrebbe far riflettere. Il problema è uno solo, manca la cultura della cultura, manca il saperla concepire come una risorsa. Quando un ministro dice che gli spettacoli della stagione lirica di Verona sono un fallimento, perché il prezzo dei biglietti non copre nemmeno la metà del costo di messa in scena di queste opere, non capisce nulla. E i quattro voli charter di giapponesi che arrivano proprio perché motivati da quegli spettacoli? Poi stanno qui una settimana, in alberghi di un certo livello, e magari vanno a farsi il loro giretto in Via Montenapoleone. Questo è il significato di risorsa, una cosa di richiamo sulla quale tu investi in modo da creare lavoro.

Ma torniamo al discorso Festa, un evento di cui Brescia secondo me non può fare a meno. E’ un aggregatore straordinario, e non solo per i giovani..

La Festa è un patrimonio! Sono 20 anni che va avanti, e se guardi la storia recente della musica indipendente italiana tutti i migliori gruppi sono passati da queste parti. Molti di loro ancora oggi ricordano questa festa come un momento chiave del loro successo italiano. Chi suona  a Festa Radio suona come minimo davanti al doppio delle persone che fa abitualmente. Per esempio l’anno scorso c’è stato un concerto un po’ particolare, quello di Nina Zilli, che ha portato gente che non era mai venuta alla Festa: alla fine del live una marea di gente è venuta al nostro studio per dirci quanto era bella la Festa. E’ vero che nella storia della Festa la crescita è stata tale che dal punto di vista organizzativo ci sono state un po’ di difficoltà a gestirla, ma questa fase è ormai superata. Festa Radio è stata demonizzata all’inverosimile, se pensiamo ai primi anni di questa giunta c’era stata una militarizzazione qua fuori veramente assurda. Noi all’interno, con un servizio d’ordine di dieci persone, non abbiamo mai avuto problemi, e dunque le cose sono due: o è stata una pagliacciata di propaganda per far credere chissà che cosa oppure la giunta stessa dubitava dell’efficienza delle forze dell’ordine. Visto che ormai hanno capito che non possono cancellare questo evento hanno ridimensionato quell’aspetto, un dispiegamento di forze decisamente non necessario. Alla Festa ci vengono anche le famiglie!

In molti dicono che la Festa è di tutti ma in realtà mantiene la sua coerenza e il suo percorso politico. Sbaglio?

Essere schierati non vuole assolutamente dire essere il demonio. Quest’anno con la Radio abbiamo seguito le vicende degli immigrati, ci sono stati momenti di tensione, ma con la protesta gli è stato riconosciuto quello che giustamente rivendicavano, un diritto riconosciuto dal Consiglio di Stato e dalla Commissione Europea.

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