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Cronaca Desenzano del Garda

Morte in sala parto: perizia smarrita, il processo slitta ancora

Il processo per la morte di Stella Migale subisce un nuovo rinvio, questa volta per la sparizione di una perizia importante

Al dolore infinito per la morte della giovane moglie si è aggiunto, dopo pochi mesi, quello per il figlioletto. Ora un altro calvario è rappresentato dall’iter del processo in corso presso il Tribunale di Brescia. La vicenda umana di Antonio Virelli è davvero tragica: l’ultimo episodio doloroso si è verificato nell’udienza di ieri davanti al gip Alessandra Sabatucci, colei che dovrà stabilire le eventuali responsabilità professionali di otto indagati, con l’ipotesi di omicidio colposo e lesioni gravissime, fra i medici e gli infermieri dell’ospedale di Desenzano che erano in servizio durante la morte di Stella Migale. La donna di Castiglione, all’età di 37 anni è deceduta durante il parto il giorno 24 giugno 2014. A seguire la madre è stato, sette mesi dopo, il figlioletto Andrea, morto nel sonno dopo aver superato i momenti più difficili appena dopo la nascita.  

Nelle due precedenti udienze del processo erano stati, per due volte, difetti di notifica a far slittare la discussione. Ieri invece l’incredibile sparizione di una perizia, la consulenza del perito di ginecologia-ostetricia presentata dall’avvocato dei familiari di Stella, Gianfredo Giatti. Le parole del legale sono riportate dal quotidiano Bresciaoggi che dà la notizia nel numero in edicola stamane: «Si tratta di un documento molto importante, che individua quattro gravi errori nella procedura di assistenza a Stella Migale durante il parto. Ovviamente abbiamo già provveduto a ridepositare il documento, ma è altrettanto evidente che effettueremo tutte le verifiche necessarie per capire come dal fascicolo sia sparita la consulenza. Se non ci fossero di mezzo due morti potremmo parlare di una situazione tragicomica». 

Ricordiamo che il pm Eliana Dolce nei mesi scorsi ha chiesto l’archiviazione delle accuse, mentre la famiglia di Stella è decisa ad avere giustizia, forte anche di presunte prove decisive, tra le quali anche la registrazione di un colloquio tra medici avvenuto in una sala d’attesa dell’ospedale di Desenzano. 

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