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Cronaca

Maxi operazione anti-droga nel Nord Italia: coinvolta anche Brescia

Sequestrati a Padova 300 Kg di hashish e cocaina. Brescia e Bergamo punto di smercio della droga proveniente da Marocco

Trecento chili tra hashish e cocaina sono stati sequestrati nell'ambito dell'indagine denominata 'Zatla' (hashish in arabo), durata circa 2 anni, e che portato all'arresto di una cinquantina di persone in un'operazione della squadra mobile di Padova conclusasi nelle ultime ore. In passato erano state arrestate altre 20 persone.

La polizia ha calcolato che a Padova arrivavano 30 kg di hashish a settimana (in principal modo da Brescia e Bergamo), droga che veniva acquistata ad un prezzo variabile tra i 15 e i 20 mila euro al kg, avendo un elevato principio attivo. Le operazioni hanno interessato principalmente la provincia padovana e veneziana oltre a Lombardia, Toscana e Liguria.

La polizia ha eseguito catture anche nei confronti di italiani che cooperavano con i narcotrafficanti marocchini acquistando grosse partite, ottenendo notevoli profitti e permettendo ai vari clan di importare cospicue quantità di droga, grazie a fidati e sicuri referenti sia in Marocco che in Spagna, Francia, Belgio ed Olanda.

Alcuni indagati avevano tra l'altro disponibilità di case dell'Ater e gestivano esercizi commerciali (macellerie arabe e bar). Gli indagati col maggior spessore criminale sono risultati stanziali in Italia ormai da anni, in regola con le norme sul soggiorno, con un lavoro e spesso con famiglia. Il lavoro lecito che molti stranieri svolgevano era finalizzato a garantire la permanenza in Italia e tenere un 'basso profilo' per non destare attenzione delle forze dell'ordine.

L'indagine è iniziata nel settembre 2009 quando venne arrestato a Piove di Sacco (Padova) un marocchino che custodiva un'ingente partita di hashish. Dal sequestro la 'mobile' è risalita, tramite il fornitore e i suoi contatti, prima alla relativa filiera di spaccio sino ad arrivare ai canali di rifornimento internazionali, che facevano arrivare in Italia la droga dal Marocco via Spagna attraverso la frontiera francese.

Gli approvvigionamenti dello stupefacente variavano a seconda delle zone d'Italia, ma era in particolar modo interessata l'area del bresciano-bergamasco e l'area del padovano. Successivamente la polizia ha eseguito una ventina di arresti in flagranza nel nord Italia (da Padova a Vicenza, da Brescia ad Imperia) con ingenti sequestri per un totale di 300 kg di hashish e oltre un etto di cocaina.

Dall'ascolto delle migliaia di telefonate intercettate, gli indagati adoperavano termini in 'codice' con linguaggi criptici ed eufemismi: per 'il moro' e 'la compaesana' indicavano l'hashish; per 'scarpe', 'sandali', o 'passaporto' un etto di hashish; per 'pantalone', 'pane' un kg di hashish, 'una mano' 5 kg.

I sodali dell'organizzazione, per lo più marocchini, alcuni pregiudicati, altri insospettabili incensurati, avevano il doppio volto di clandestini irregolari in Italia nello spaccio al dettaglio mentre al vertice c'erano immigrati regolari, abbienti e con regolare occupazione, come i fratelli Reddad ed Hassan Dibouch, che agivano dietro il paravento di attività commerciali.

Gli indagati Kamal Fariss, Ahmed Skhairi e Azize Elazhari avevano, in particolare, costituito un clan attivo nel padovano capace di acquisire incessanti e continui rifornimenti dai canali marocchini. A gestire le fila dell'organizzazione nell'area lombarda erano Said Ghabraoui, Mohamed El Zahraoui, Mohamed Souaid e il loro corriere italiano Mario Russo, arrestato il 2 Aprile 2010 a Ventimiglia alla guida di un pullman con circa 100 kg di hashish.

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