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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Calvisano / Via per Carpendolo

Simone Visani: un profilo dell'assassino reo-confesso

Ora che c'è la prova regina della confessione dell'assassino, resta ancora da spiegare la scintilla che ha fatto scattare in Simone Visani la scelta di un gesto così estremo

Ora che c’è la prova regina della confessione dell’assassino, resta ancora da spiegare la scintilla che ha fatto scattare in Simone Visani la scelta di un gesto così estremo.
Parlando della personalità dell’indagato, il gip Enrico Ceravone parla di una “propensione a condotte minacciose e l'inclinazione all'uso delle armi, una personalità altamente incline alla reiterazione di analoghe”.

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Insomma, una natura violenta e aggressiva, la sola che, di certo, potesse pensare a una esecuzione alle spalle per dei disaccordi sul lavoro.
Infatti, secondo gli inquirenti, il movente dell’omicidio sarebbe da attribuirsi alla “rottura del preesistente rapporto di amicizia, gli screzi crescenti, l'isolamento di Visani nell'abituale ambito amicale, la disistima in ambito lavorativo”. Ma non è tutto. Infatti, alle divergenze di opinioni, si aggiunge l’invidia per la “stima goduta da Peroni, da poco beneficiario di un aumento di stipendio”.

Durante la confessione, Visani  avrebbe raccontato che “Michele era l'elemento trainante della comitiva, io, invece, ero diventato lo zimbello”. Il quadro fa pensare a una persona ormai distaccata dalla realtà, una psicosi di persecuzione (forse da collegarsi a un narcisismo patologico) che trovava sfogo nella figura ossessiva di un ex-amico, diventato l’emblema della diffidenza nei suoi confronti su luogo di lavoro. Non solo, quest’ossessione maniacale potrebbe far pensare non a un semplice legame di amicizia tradito, ma qualcosa di ben maggiore. Michele, probabilmente, per lui non era semplicemente un amico.

Durante la confessione, Visani avrebbe alternato momenti di lucidità ad altri di forte partecipazione emotiva, ha riferito il comandante provinciale dei carabinieri, Marco Turchi. Ora spetterà ai giudici decidere la “reale” causa emotiva e mentale scatenante l’insensatezza di un gesto che, agli occhi della razionalità umana, appare così terribilmente sproporzionato.

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