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Cronaca

Quaranta città italiane si riempono per chiedere la chiusura di Green Hill

Aderendo alla giornata organizzata da Occupy Green Hill, quaranta città italiane si sono riempite di attivisti che chiedevano a gran voce la chiusura dell'allevamento. Una manifestazione anche a Berlino in Alexander Plazt

La liberazione di decine di cani beagle dall'allevamento Green Hill di Montichiari, altrimenti destinati alla vivisezione o alla sperimentazione nei laboratori scientifici, ha incoraggiato il movimento spontaneo che chiede la chiusura di quello che viene definito "allevamento lager".

Un'altra dimostrazione si è avuta ieri: in oltre quaranta città italiane, fra le quali Brescia, Milano e Roma, gli attivisti sono tornati in piazza aderendo alla giornata nazionale di protesta organizzata da 'Occupy Green Hill'. Il loro obiettivo è chiudere Green Hill. E lo chiedono a gran voce, con presidi, banchetti, raccolta di firme. Una manifestazione di protesta contro l'allevamento bresciano si è tenuta anche a Berlino, in Alexander Platz.

Gli anti vivisezionisti ieri sono tornati a farsi sentire, giorno termine ultimo per la presentazione alla XIV Commissione del Senato degli emendamenti alla legge comunitaria del 2011. L'inizio del voto è previsto per giugno; se la norma non verrà modificata potrebbe portare alla chiusura di Green Hill. In caso di approvazione l'azienda ha già annunciato un ricorso all'Unione europea.

Assalto a Green Hill: le foto del 28 aprile


"Dalle piazze ai palazzi della politica: quella di oggi è veramente l'ultima chiamata sul caso Green Hill. E confido che i colleghi senatori ascolteranno la richiesta che arriva con tanta chiarezza dai cittadini", ha dichiarato l'ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla.

Qual è la loro richiesta? "Che venga approvato il testo dell'articolo 14 della legge comunitaria 2011 così com'é uscito dalla Camera - spiega la parlamentare - cioé con modifiche restrittive rispetto alla direttiva europea 2010/63 sull'uso di animali per scopi scientifici. Tra le modifiche c'é anche la norma che ho scritto, che prevede il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori (la cosiddetta norma anti-Green Hill) e l'obbligo di ricorrere all'anestesia durante gli esperimenti".

"Confido - conclude l'onorevole Brambilla - che la Commissione politiche dell'Unione Europea del Senato ascolterà il cuore degli italiani che chiedono diverse tutele per gli animali e che non vogliono più la presenza di una fabbrica di morte come Green Hill nel nostro Paese".

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