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Cronaca

Mino Martinazzoli, un politico di transizione

A lui toccò guidare il partito negli anni di Tangentopoli. Fu eletto segretario per acclamazione nel 1992 e traghettò il partito verso la trasformazione nel Ppi

Mino Martinazzoli è stato uno dei grandi esponenti della Dc. Inizia la sua attività politica nel suo paese natale, Orzinuovi, nella bassa bresciana, come assessore alla Cultura. A partire dagli anni sessanta-settanta si afferma nelle file della Democrazia Cristiana di Brescia. Entra a far parte del consiglio provinciale e diviene presidente dell'amministrazione provinciale dal 1970 al 1972.

Viene eletto senatore e contemporaneamente è consigliere comunale e capogruppo dello Scudo Crociato al comune di Brescia. Dopo vari anni al Senato il salto di qualità avviene nel 1983 quando diventa ministro della Giustizia, incarico che ricopre per 3 anni fino al 1986. Dal 1986 al 1989 si conferma uno tra i più importanti dirigenti democristiani essendo eletto presidente dei deputati DC. Nel 1989-1990 torna a fare il ministro, stavolta alla Difesa, ma si dimette (insieme ad altri ministri democristiani: Sergio Mattarella, Riccardo Misasi, Calogero Mannino, Carlo Fracanzani) in seguito all'approvazione della legge Mammì che regolamentava il sistema televisivo italiano e che riteneva inadeguata.

IL LUTTO CITTADINO: CORDOGLIO DAL MONDO POLITCO

Nei primi anni novanta tocca a lui guidare il partito negli anni difficili di Tangentopoli. Fu eletto segretario per acclamazione nel 1992 e traghetta il partito verso la trasformazione nel Ppi. Nel 1994 vene eletto sindaco di Brescia, carica che ricopre fino al 1998. Nel 2000 si candida per il centrosinistra a presidente della Regione Lombardia, ma viene sconfitto da Roberto Formigoni. Rimane comunque in consiglio regionale fino al 2005 Nel 2004 viene eletto presidente di Alleanza Popolare-Udeur.

IL GIORNO DEI FUNERALI

In occasione delle elezioni politiche del 2001 dà il suo sostegno alle liste della Margherita, ma nel 2002 non condivide lo scioglimento del Partito Popolare Italiano nella lista rutelliana. Nel 2004 si schiera al fianco di Clemente Mastella e viene nominato presidente di "Alleanza Popolare - UDEUR" sempre con l'obiettivo di mantenere viva una presenza autonoma del cristianesimo sociale e democratico nella politica italiana. Successivamente si dimette dall'incarico, preferendo una posizione più lontana dai riflettori.

Nel 2006 si impegna attivamente nel comitato per il NO al referendum costituzionale del 25 e 26 giugno, manifestando forti critiche verso la riforma costituzionale approvata dal centrodestra.
Nel 2009, in occasione del referendum sulla legge elettorale si schiera per l'astensione insieme ad altri esponenti del centrosinistra bresciano. Nello stesso anno ha pubblicato un'autobiografia.

IL CORDOGLIO DI NAPOLITANO

 

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