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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Lumezzane

La lettera shock di un’azienda bresciana: “Non vogliamo autisti di colore”

Inviata il 21 giugno scorso, ha scatenato la pronta reazione del titolare dell’azienda chiamata in causa. Tutti i dettagli

E’ destinata a fare scalpore la mail resa pubblica dal Giornale di Brescia in cui la Chino Color Srl, azienda di Lumezzane, chiede alla DTM Deterchimica di Torbole Casaglia di non inviare più merce “utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili”. Pronta la risposta: “A noi interessa la professionalità, correttezza, tempestività e cortesia. Per tutti, italiani e stranieri”. Della serie: il colore della pelle, ma di che stiamo parlando?

Il titolare della DTM, Matteo Zanotti, si è già detto pronto a interrompere il rapporto professionale con la Chino Color se la questione si dovesse ripresentare. Meglio perdere un cliente, fa sapere, piuttosto che lavorare così. Effettivamente è una storia che fa un po’ rabbrividire. Nel cuore della pulsante (e produttiva) Padania, dove tutti i “razzisti” lo sono a parole ma poi nella pratica approfittano (eccome) della disponibilità di manodopera non italiana.

Lavoro straniero

Dai grandi capannoni della pianura all’edilizia, alberghi e ristoranti sui laghi, appunto i corrieri e il trasporto merce (dove la quota stranieri assunti sfiora il 50%, se non di più), e ancora in agricoltura, dove tra chi munge e chi raccoglie gli stranieri sono ormai la maggioranza, badanti e assistenti ad personam, addetti alle pulizie, eccetera.

E adesso spunta quella mail, datata 21 giugno scorso. Fuori tempo massimo, se parliamo del tempo della storia? In un’Italia dove le nascite sono le più basse dal 1861, l’anno dell’Unità, e la popolazione continua a calare, inarrestabile? A ognuno il suo.

Il motivo della comunicazione

Ma il motivo di quella comunicazione? Come scrive ancora il Gdb, a quanto pare - così avrebbe riferito un operaio - c’è stato qualche corriere “maleducato e arrogante”, che non avrebbe rispettato orari e indicazioni. Ed era straniero, di pelle più scura, forse indiano o pakistano. Un buon motivo per fare di tutta un’erba un fascio? Assolutamente no. Meglio ricordarlo: “Workers have no country”, i lavoratori non hanno patria. La nostra patria è il mondo intero.

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