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Cronaca Casto

E' morto Luigi Lucchini, ex presidente di Confindustria

Fondatore dell'omonimo gruppo, l'imprenditore siderurgico aveva 94 anni. Nominato Cavaliere al Merito del Lavoro nel 1975, guidò Confindustria dal 1984 al 1988

E' morto oggi a Brescia a 94 anni Luigi Lucchini. A partire dal dopoguerra aveva costruito uno dei primi gruppi siderurgici italiani. Era stato poi alla guida di Confindustria (1984-1988) e negli snodi principali del cosiddetto 'salotto buono', come presidente Comit, Compart e Montedison, vice presidente di Consortium, consigliere Generali e Mediobanca e presidente del patto Hdp-Rcs.

Noto tra i bresciani come 'Re del tondino', si era creato, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, fama di uomo duro nelle relazioni sindacali, un falco (frase celebre: "I soldi spesi per far fallire uno sciopero sono i soldi meglio spesi"). Forse anche per quello, dopo aver guidato tra il 1978 e il 1983 gli industriali di Brescia, diventa nel 1984 presidente di Confindustria per due mandati, fino al 1988.

Qui si fa ricordare in realtà più che per gli scontri sindacali, per una guida all'insegna della saggezza. E oggi la Cgil esprimendo cordoglio per la sua scomparsa, ricorda che "è stato un interlocutore anche aspro, ma attento e rispettoso del ruolo del sindacato".

Certo in quegli anni Lucchini inizia a farsi più diplomatico (lo slogan in Confindustria è: "fermezza, non durezza"). E dopo aver accumulato una ricchezza gigantesca con il Gruppo partecipa a varie partite finanziarie, investendo direttamente le risorse di famiglia in varie aziende quoutate, forte della vicinanza con Enrico Cuccia e Mediobanca.

Tra gli anni Ottanta e Novanta mette i piedi nelle staffe che contano: diventa presidente di Comit, Compart, già Ferruzzi Finanziaria, e Montedison. E' vice presidente di Consortium, dell'Istituto di cultura bancaria e consigliere di Generali, Abi, Eridania Beghin Say, Mediobanca, Olivetti e Ispi. Presiede il sindacato di blocco della Holding di Partecipazioni Industriali, da cui esce quando si è già trasformata in Rcs MediaGroup. Partecipa ai patti di Gemina e Mediobanca.

Nel 1975 l'imprenditore nato nel piccolo comune di Casto (Brescia) viene nominato Cavaliere del Lavoro. Solo nel 1998 arriva però la laurea, conferitagli honoris causa in Economia e Commercio dall'Università di Brescia. Da ragazzo aveva studiato lingue all'Università Cattolica di Milano, perfezionandosi anche all'Università di Heidelberg in Germania, ma aveva dovuto lasciare gli studi per problemi economici, dedicandosi per un breve periodo anche all'insegnamento, grazie al diploma da maestro elementare.

Lucchini aveva avviato la produzione di tondo per cemento armato nella bottega artigiana del padre Giuseppe, fabbro. Come lui chiamerà poi il figlio che ne ha raccolto negli ultimi anni il testimone alla guida della holding di famiglia (Sinpar) e nelle partite di quel 'salotto buono' di cui da ultimo anche il Financial Times ha intonato il de profundis.

Proprio con i tondini si crea il boom del Gruppo Lucchini, cresciuto assieme miracolo italiano. Negli anni Settanta e Ottanta, l'impero punta sulle produzioni a maggior valore aggiunto, come gli acciai speciali. E la crescita impetuosa prosegue con l'acquisizione dello stabilimento siderurgico di Piombino, per i laminati lunghi di qualità.

Dai 25 miliardi di fatturato del 1975 il gruppo arriva nel 2000 ad avere un fatturato di 3.500 miliardi con 10.500 dipendenti: con 3,6 milioni di tonnellate di laminati è il terzo polo siderurgico italiano alle spalle di Riva e Techint. La crisi del comparto e l'ingente indebitamento si fanno però sentire: nel 2003 alla guida del gruppo arriva il 'risanatore' Enrico Bondi e dopo la ristrutturazione nel 2005 il controllo della Lucchini passa ai russi di Severstal.

La famiglia prima resta come socio minoritario, poi esce del tutto, per riacquistare nel 2007 la sola Lucchini Sidermeccanica Spa (oggi Lucchini RS). Il Gruppo Lucchini invece non riesce più ad uscire dalle secche: in amministrazione straordinaria da dicembre, e dichiarato insolvente e sotto tutela della Legge Marzano da gennaio, segue in pieno il difficile momento della siderurgia italiana.

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