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Cronaca Via Serenissima

Daniele Silvestri: “A Brescia ci divertiamo”

Intervista al cantautore romano che questa sera si esibirà sul palco principale della Festa di Radio Onda d’Urto. Un evento a cui la città non deve rinunciare: “Si percepisce la passione, peccato per chi rema contro”

Ne sono passati di anni da ‘Salirò’, e ancora di più da ‘L’uomo col megafono’. La carriera artistica e musicale di Daniele Silvestri presto arriverà a compiere 18 anni, la sua musica è quasi maggiorenne, e come tale anche le emozioni che riesce a trasmettere. Il suo ultimo lavoro in studio SCOTCH racchiude in sé questa maturità ormai evidente, una fotografia mai così attuale dell’Italia di oggi. Dalla canzone che dà il titolo all’album a brani come ‘Precario è’ il Mondo’ : “Il disco è un racconto – ci spiega Daniele – il racconto di come l’Italia è fatta, un’Italia di precarietà, soprattutto in questo momento. Ho cercato di fotografare il Paese in un momento dove per tanti motivi, non solo quelli legati al lavoro o all’economia, la precarietà è ovunque, l’instabilità è ovunque, nei rapporti tra le persone, nella società.. SCOTCH serve a descrivere questa idea, l’idea di qualcosa che si è fermato ed è poi ripartito così come capita, in maniera casalinga, non in maniera solida e strutturale”.

Una sensazione purtroppo amara e purtroppo condivisa: “La sensazione è la stessa anche pensando alla politica di chi ci amministra, che si trova sempre a rincorrere le emergenze, senza avere un piano”. L’album è arricchito da diverse collaborazioni, ricercate e attese, intense e caratterizzanti, da Niccolò Fabi a Gino Paoli, da Andrea Camilleri a Diego Mancino: “In questo senso il progetto è andato anche al di là di quello che avevo ipotizzato all’inizio. Se avessi fatto un ragionamento a tavolino mi sarebbero sembrati troppi, troppe collaborazioni, troppi nomi, troppe voci.. in realtà non è stato così, questo disco è venuto fuori piano piano, ci ho messo tanto a farlo, sono state le canzoni a suggerirmi, volta dopo volta, non tanto un ospite quanto invece una collaborazione nel vero senso della parola”.

“Una collaborazione – continua – che va oltre la semplice voce, stiamo parlando di una figura, di un personaggio, di una persona. Tutto ha un senso, senza forzature, senza che nascesse una cosa imposta, da fare per forza. Sono stati tutti tentativi, tutti ben riusciti. Ho semplicemente consegnato loro quello che avevo in mano, quello che avevo scritto fino a quel punto: ma già sapevo, già pensavo che fossero cose giuste per loro, evidentemente era vero. E ha funzionato”. E poi c’è una grande dedica a un grande della musica come Giorgio Gaber, e alla sua canzone ‘Io non mi sento italiano’: “Questa canzone di solito la facciamo all’inizio del concerto, non è il brano di apertura ma quasi. E’ un pezzo molto atteso, che coinvolge sempre il pubblico. Sono parole in cui è facile riconoscersi anche oggi, nonostante siano state scritte anni fa”.

“All’epoca – prosegue Daniele parlando ancora di Gaber – erano decisamente illuminate ma oggi come allora mantengono il loro significato quasi liberatorio, quasi doloroso. Farle mie è stato semplice, anche se è successo per caso: mi è stato chiesto di cantarla a ‘Vieni via con me’ da Fazio e da Saviano, da lì non mi ci sono più separato, mi è rimasta si può dire tra le dita, era troppo in linea con le altre cose a cui stavo lavorando. Ma non sono stato il primo e non sarò certo l’ultimo a riproporre la musica e le canzoni di Gaber”.

Questa sera Daniele Silvestri sarà il protagonista assoluto della Festa di Radio Onda d’Urto, dal palco principale nell’ambito del suo SCOTCH Tour 2011. Un denominatore comune dei suoi concerti? “Il mio repertorio negli anni si fa sempre più ‘poderoso’ e diciamo che c’è anche la necessità di essere elastici il più possibile. E’ vero che c’è una scaletta ormai sedimentata ma è anche vero che è fatta in modo tale da essere rigirata come ci pare, per interpretare (come è giusto fare) la serata per quello che è: ogni serata è diversa dalle altre, è diversa la location, è diversa la gente, è diverso il clima, ci sono migliaia di motivi per cui ogni concerto è diverso. Diciamo che in una prospettiva di mio racconto, e del fascino che ne deriva, la prima parte del concerto è dedicata alla nuove canzoni, che hanno ovviamente bisogno di essere ascoltate in un certo modo”.

“Piano piano il concerto si fa incalzante fino ad arrivare ad un momento in cui il palco diventa una discoteca a tutti gli effetti, sotto ogni punto di vista, dal suono alle luci, dall’abbigliamento al ritmo. Ci si sfoga un po’ tutti, sia quelli che stanno sul palco e sia quelli che stanno sotto” E il gran finale? “Quello è ancora diverso, ci concediamo un po’ di libertà. Non dico che suoniamo le canzoni a richiesta.. ma quasi! Entriamo in collaborazione diretta con il pubblico, e questo credo che sia bellissimo”. Ormai si può parlare di una lunga carriera: qualche rimpianto, qualcosa che cambieresti? “Chiaramente ci sono cose a cui ripensi, che negli anni capisci che potevi fare in un altro modo. Ma per fortuna sono ben poche ma ti dico che sono affezionato anche agli errori, ti aiutano a crescere, a maturare”.

“No, non rimpiango e non rinnego nulla. Il mio è stato un cammino anche fortunato, non è stato tutto merito mio. A volte dipende dalle persone che incontri, dalle occasioni che ti vengono date”. Una dedica al pubblico che lo segue e che salta con lui e la sua band, ma una dedica anche all’evento estivo di Brescia per antonomasia, la Festa di Radio: “Non ci ho mai suonato ma so perfettamente di cosa si tratta. Anche solo a sentirne parlare, a leggere, si capisce la passione che ci mettono quelli che lavorano agli stand, per le serate, per i concerti..”

“Soltanto a vedere il tipo di movimento che c’è dietro – conclude il cantautore romano – e che tradizione, è un peccato davvero se qualcuno ci rema contro, senza capire che sono situazioni che ci devono essere, che devono rimanere. Come piccole pietre che tutte insieme costruiscono la storia della musica live italiana, nonostante le difficoltà che ci sono in più fronti. Chi riesce a tenere duro spesso lo fa a costo di grandi sacrifici”.

E questa sera il suo grande regalo live alla platea bresciana. Dal palco principale.

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