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Cronaca

Maresciallo intercetta i colleghi e ne trascrive le parole: a giudizio

I fatti risalgono al 2013, quando il maresciallo era al comando della stazione di Gambara: con un registratore nascosto in un armadio avrebbe intercettato le conversazioni di due colleghi poi trascritte su un foglio. Durante l'ultima udienza, il maresciallo si è difeso negando che quel registratore fosse suo.

GAMBARA - Intercettava i colleghi suoi sottoposti con un registratore nascosto all'interno di un armadio. Per questo è finito nei guai il maresciallo dei Carabinieri Stefano Bartolini: secondo l'accusa, il suo gesto è stato dettato dalla convinzione che i due uomini dell'Arma intercettati stessero tramando qualcosa alle sue spalle. 

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Il maresciallo ha agito da "spia" per l'intero 2013, quando era al coordinamento della stazione dei Carabinieri di Gambara; il militare è stato quindi rinviato a giudizio per interferenza illecita nella vita privata ed è stato trasferito nella zona di Como.

Degli intercettati, i carabinieri Mariano Marchi e Alberto Anello, solo Anello si è costituito parte civile nel processo. Nel corso dell'ultima udienza della Corte d'Assise, Bartolini - con i legali Francesca Scagiolo e Marino Colosio - ha negato che quel registratore fosse suo: ha detto di essersi limitato stampare i fogli della conversazione trascritta che aveva ricevuto in forma anonima.

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