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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Lonato del Garda

Erika De Nardo: il giorno della libertà 11 anni dopo il massacro

Oggi- secondo i calcoli degli uffici della Procura Generale di Torino - per Erika è la giornata del "fine pena" e lei tornerà completamente libera. Si attende la notifica ufficiale di un provvedimento della magistratura

Dopo undici anni é l'ora della libertà per Erika De Nardo, la ragazza di Novi Ligure (Alessandria) che il 21 febbraio 2001, quando aveva soli 16 anni, insieme all'allora fidanzatino, Omar Favaro, anche lui sedicenne, uccise a coltellate la madre e il fratellino, di undici anni. 

Martedì 6 dicembre: Erika De Nardo sta per lasciare la comunità

Condannata a 16 anni per duplice omicidio volontario aggravato, Erika ha scontato la pena prima nel carcere minorile Beccaria di Milano e poi in quello di Verziano (Brescia). Da qualche mese vive in una comunità di accoglienza della Fondazione Exodus nel Bresciano dove ha scontato i mesi di "fine pena" seguita dall'Ufficio Esecuzione Penale Esterna (Uepe) al quale è stata affidata. Probabilmente Erika non lascerà la comunità dove ha ritrovato serenità ed equilibrio.

Ventisette anni compiuti a fine aprile, nel periodo di detenzione Erika si è prima diplomata e poi laureata in filosofia con 110 e lode. In questi anni il padre Francesco le é stato sempre vicino, non saltando mai una visita. Il suo futuro sembra essere nel volontariato, stando alle anticipazioni fatte da don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità che la sta ospitando. "Erika - ha detto - rimarrà presso la nostra comunità. Non so se nella sede in cui si trova ora o altrove.

Erika De Nardo in comunità © TM News Infophoto



Continuerà a lavorare nel volontariato. Come mi ha detto lei stessa vuole continuare a capirsi, a maturare. Penso che dopo un periodo in cui immagino che voglia stare con il padre, parlare con lui, passeranno insieme il Natale, Erika tornerà nella nostra comunità".

Omar è libero dal 3 marzo 2010 e, dopo essersi trasferito con i genitori da Asti ad Acqui Terme, ora vive in Toscana con una compagna. Nelle ultime settimane, lui e Erika si sono "parlati", anzi attaccati reciprocamente attraverso le interviste sui giornali. Oggi, con una lettera pubblicata in esclusiva su QN Quotidiano Nazionale, Erika ha accusato Omar di strumentalizzare la sua famiglia, per esempio facendosi fotografare sulle tombe della mamma, Susy Cassini, e del fratellino Gianluca.

"Si vede chiaramente quanto sei viscido e senza dignità - gli ha scritto - Usare mia madre e mio fratello per farti popolarità. Per farti dei soldi ti sei fatto fotografare al cimitero da loro, ma non ti vergogni". Omar non ha voluto rispondere subito, perché - sostiene - queste accuse sono "un fatto mediatico". A ottobre aveva detto che lui ed Erica non hanno più niente da dirsi. "Mi auguro - aveva aggiunto - che smetta di dire cose non vere. Io mi sono già presa le mie responsabilità", che sono quelle di un massacro terribile che rimane nella memoria degli italiani.

Susi Cassini, 42 anni, e il figlio Gianluca, di 11, vengono uccisi con 96 coltellate nella loro villetta di Novi Ligure. La donna è sul pavimento della cucina; il figlio nella vasca da bagno al piano superiore. A dare l'allarme Erika che racconta di essere riuscita a sfuggire a degli sconosciuti armati di coltello, entrati all'improvviso in casa, ma mentre si trova con Omar nella caserma dei carabinieri, viene filmata mentre mima le coltellate e cerca di rassicurare il complice.

I ragazzi vengono fermati e portati nel carcere minorile, poche ore prima del funerale delle due vittime. In primo grado, nel dicembre 2001, il tribunale dei minori di Torino condanna Erika a 16 anni e Omar a 14 anni, sentenza confermata in Cassazione. Per effetto dell'indulto e dello sconto di pena per buona condotta, per entrambi il periodo di detenzione si riduce, fino al loro definitivo ritorno in libertà: per Omar da marzo dello scorso anno, per Erika da oggi.

Erika scrive una lettera a Don Mazzi, lui la legge a La vita in diretta: "Pace per me e la mia famiglia"

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