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Cronaca Via Sostegno

Don Corazzina: "Niente integralismi, sì alle unioni civili per gli omosessuali"

Don Fabio Corazzina, parroco di Santa Maria in Silva a Brescia è conosciuto per il suo impegno 'politico', ma soprattutto per la pratica dell'accoglienza. Lo abbiamo intervistato su un tema sorvolato dall'ultimo Sinodo dei Vescovi: l'apertura alle coppie omosessuali

Don Fabio Corazzina predica, ma soprattutto pratica l’accoglienza da una trentina d’anni. L’oratorio di via Sostegno, dove vive e lavora, ne è la prova tangibile. Dopo le 14 si riempie di bambini di origini, culture e religioni diverse. Vanno lì per fare i compiti e per  giocare mentre i genitori sono al lavoro. Ogni tanto ci vanno anche i profughi ospitati in struttura vicina, per fare un partita di calcio nel campetto. Noi ci andiamo in un pomeriggio di novembre. Suoniamo il campanello e Don Corazzina ci accoglie, senza che avessimo un appuntamento. Ha appena finito di pranzare e ci offre un caffè. Indossa un paio di jeans e una felpa di pile e ci concede un’intervista, anche se l’argomento, al contrario del suo abbigliamento,  non è dei più comodi.

Con lui vogliamo discutere di alcuni dei temi trattati del Sinodo dei Vescovi, conclusosi lo scorso 24 ottobre, che ha dato il via libera alla comunione per i divorziati e ai risposati (ma sarà il sacerdote a valutare caso per caso). Nessuna apertura invece sulle coppie omosessuali: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”, si legge nel testo. 

Don Corazzina, lei cosa ne pensa?
 “La visione del matrimonio come unione di uomo e donna per generare è da tutelare, ma non mi metto nelle condizioni di chiudere le porte in faccia a nessuno. Non bisogna essere fondamentalisti ed integralisti ed incapaci di vedere la vita della gente. Non si deve commettere l’errore di erigere dei muri. Tutti siamo chiamati a superare i confini e ad accogliere, a tenere le porte aperte in un continuo confronto con il Vangelo. La Chiesa che trasforma i confini in muri non è la mia Chiesa, è quella contro la quale ho lottato e continuerò a lottare. Credo che lo Stato debba riconoscere le unioni civili, anche quelle tra omosessuali, perché tali coppie devono essere tutelate.Estendendo i diritti (e i doveri pure) e la tutela ad altre forme di famiglie  non si toglie niente alla famiglia tradizionale e non si attacca la sua dignità. Detto più concretamente: un comune che si impegna per la tutela dei diritti degli uni e contro la loro discriminazione, non per questo abbandona i sui doveri e il suo impegno verso gli altri. Ma non deve essere chiesto alla Chiesa di riconoscerle.”  

Pensa che ormai si dovrebbe ammettere il matrimonio dei sacerdoti?
“Credo che si giusto che venga concessa la possibilità ai singoli di scegliere e decidere liberamente. Il celibato non è un dogma, ma è una legge vigente nella Chiesa occidentale che potrebbe essere riscritta e motivata in qualsiasi momento. Durante uno dei miei viaggi in Iraq ho conosciuto un prete, padre Isaia, che è spostato e ha tre figlie. Personalmente è una scelta che non farei, per essere libero di avere un cuore grande.”

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