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Cronaca Via del Risorgimento, 18

Caffaro e PCB, Corsini si difende: «Posso camminare a testa alta»

L'ex sindaco di Brescia, non uscito benissimo dall'inchiesta di PresaDiretta andata in onda domenica scorsa, risponde alle accuse con una conferenza stampa

Centinaia di documenti e atti, una battaglia legale durissima in cui "abbiamo tentato di inchiodare la Caffaro alle sue responsabilità", diverse collaborazioni con importanti istituti come il Mario Negri di Milano, un Accordo di Programma datato 2007 "per la preparazione del progetto generale di bonifica", focus group periodici dedicati alla cittadinanza, "per informare e dialogare", addirittura un viaggio ad Anniston, Alabama, nel 2003, "la Monsanto non è una scoperta di Riccardo Iacona, il primo ad indagare è stato l'assessore Brunelli". Paolo Corsini dalla sede provinciale del PD risponde alle accuse che hanno fatto seguito all'evento PresaDiretta, andato in onda la domenica di Pasqua e che ha agitato non poco le acque (inquinate?) della città di Brescia, alle prese con l'affaire Caffaro e l'immanenza di una bonifica necessaria, "sono 25mila le persone a rischio".

"Non mi hanno lasciato parlare - ha spiegato l'ex sindaco Corsini - Mi hanno riservato un solo minuto in una trasmissione durata poi due ore. E' mancato l'equilibrio, si è fatta solo demagogia, al limite della comicità: anche il 'gran finale' con il Metrobus, come se quei soldi fossero stati sprecati, non tiene conto del fatto che le risorse ricevute fanno parte degli investimenti relativi al trasporto pubblico, e dunque finalizzati esclusivamente alla Metro. Se non a Brescia, allora ad un'altra città". Corsini ripercorre il 'lungo cammino' dei provvedimenti 'reali', il blocco della filiera alimentare e le tante "misure precauzionali", l'istituzione del Sito di Interesse Nazionale nel 2002 e le diverse ordinanze, su tutto il territorio, oltre alla già accennata battaglia giudiziaria, dove il Comune non ha potuto costituirsi parte civile "perché già nel 2006 la magistratura non aveva riconosciuto alcun reato alla Caffaro, tutto era prescritto", e ancora nel 2008 nessun rinvio a giudizio, "una causa estintiva nel reato e nella condanna", fino a 'smarcarsi' dalla vicenda Gnutti, "lui entra in Caffaro solo nel 2001, il PCB non è stato più prodotto dal 1984".

Ma, continua Corsini, "nonostante lo stuolo di avvocati che ci ha dato contro, la magistratura ha riconosciuto l'assenza di comportamenti dolosi da parte dell'amministrazione pubblica, anzi, ha messo in evidenza le varie azioni contingenti per la tutela della salute dei cittadini. Oltre ai 6 milioni di euro derivanti dal fallimento Caffaro, siamo riusciti ad ottenere la cessazione degli scarichi, la caratterizzazione delle rogge, DSC03234-2l'emungimento e la filtrazione delle acque, rispettando le indicazioni fornite dal quadro epidemiologico dell'ASL". Insomma, tutte accuse infondate, "mi sento autorizzato dalla mia coscienza a camminare a testa alta, abbiamo fatto tutto quello che era in nostro dovere e in nostra responsabilità".

Insieme a lui il 'fedele' Ettore Brunelli, ai tempi assessore all'Ambiente del Comune di Brescia: "Abbiamo lavorato per comprendere scientificamente i fenomeni, in modo da poter punire il colpevole. Rispetto al 'rapporto d'analogo' con Anniston, dove già lavoravano sul suolo e sulla politica degli indennizzi, noi ci siamo mossi in anticipo sulla questione delle ordinanze. Se si guarda agli interventi di risanamento veri e propri è vero che si è fatto poco, ma se si guarda quanto e a che livello è stato fatto nella preparazione, lavoro del tutto necessario, ne è stato fatto tanto. Almeno fino al marzo 2008".

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