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Cronaca

«Stiamo cancellando quel lumicino di biodiversità che ci è rimasto»

Tra ricorsi al Tar e nuove decisioni locali continua la battaglia tra animalisti, associazioni, cacciatori, Provincia e Regione. Dopo le prime repliche della Lega Nord, la parola a LAC e LIPU: "Rischio estinzione"

Tradizione e innovazione, cacciatori e animalisti, associazioni e Provincia mai come prima gli uni contro gli altri nella lotta tutta bresciana che coinvolge la caccia, i richiami vivi e la cattura degli uccelli. Alla fine di ottobre la Lega Abolizione Caccia LAC aveva presentato una nuova istanza al Tar, pochi giorni fa la riunione in seduta straordinaria e la nuova decisione di conferma del decreto di sospensione della delibera provinciale che aveva autorizzato in via temporanea almeno 25 roccoli sparsi sul territorio. Più che recente anche la notizia del vasto rastrellamento operato dalla Lega Italiana Protezione Uccelli LIPU, un lungo lavoro (soprattutto tra Valtrompia e Valsabbia) che ha permesso all’ispettore nazionale Piergiorgio Candela di consegnare alle guardie venatorie provinciali oltre 12mila archetti e quasi un centinaio di reti da uccellagione della lunghezza compresa fra i tre e i trenta metri.

Il 21 novembre scorso poi il Consiglio dei Ministri ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale della Lombardia con cui il Pirellone approvava il piano di cattura dei richiami vivi per i cacciatori da appostamento, con conseguenti polemiche. Mentre poco fa una nuova notizia sulla caccia in deroga, e sul passo del Colle San Zeno, con i volontari dalla LAC e del Commitee Against Bird Slaughter che hanno registrato circa 1500 colpi in un’ora. “Questo massacro viene legalizzato ogni anno dalla Regione Lombardia – annuncia Graziella Zavalloni, rappresentante LAC – Le specie che vengono uccise qui sono tutte protette, in Italia e in Europa, eppure ogni anno le varie forze politiche si mettono d’accordo per autorizzare questa caccia in deroga”.

Una battaglia tra reclami e revisioni, ricorsi al Tar e nuovi pronunciamenti. Ma se i leghisti richiamano “la tradizione secolare che deve essere mantenuta” la LIPU Brescia propone un’analisi più approfondita. “E’ incredibile che la Regione Lombardia abbia voluto ripristinare una cosa proibita e vietata in tutta Europa – spiega a BresciaToday Angelo De Leone –  e sembra proprio che la Provincia di Brescia non abbia niente da fare se non far sterminare i pochi uccelli rimasti. Non stiamo dicendo caccia sì o caccia no, ma parliamo di caccia sostenibile contro caccia selvaggia”.

“In questo modo si spara ai pettirossi, ai codirossi, alle cince.. così che anche gli ultimi uccelli che riescono a resistere vengono sterminati. Se non ci fossero parchi e giardini non troveremmo più un volatile! I cacciatori o chi per loro devono capire che le cose sono cambiate rispetto a 40 anni fa, e che tante specie sono scomparse e non torneranno più. Sono stato cacciatore anch’io, ho cacciato per oltre 20 anni.. ma quando mi sono accorto che la caccia non era più sostenibile non ho potuto fare altro che smettere. Oggi nessuno vuole guardare in faccia alla realtà: se andiamo avanti così cancelleremo anche quel piccolo lumicino di biodiversità che ci è rimasto”.

L’allodola ha già patito un’estinzione locale, o meglio territoriale. La caccia selvaggia è però solo una piccola parte di un fenomeno globale che tra urbanizzazione, inquinamento, pesticidi e via dicendo sta lentamente decimando tutta la fauna storica del mondo occidentale. Ma la regolamentazione comunitaria, a questo punto, forse sarebbe meglio rispettarla. Magari senza schierarsi, come scrive Carlo sul portale di GeaPress: “Continuo a ritenermi assolutamente non schierato, né coi cacciatori né con chi vuole abolire la caccia. Ho il massimo rispetto per gli animalisti convinti ma non me la sento di essere vegetariano”.

Con una piccola nota: “Nel resto d’Europa entrambi gli schieramenti si parlano e si siedono allo stesso tavolo per una corretta gestione della caccia”.

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