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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Guerra aperta tra Curia e suore: al Vescovo la scuola milionaria

Insulti, intimidazioni, minacce, la Curia di Brescia ha sottratto alle Orsoline il controllo della scuola e quello di tutti gli edifici del centro storico

Una "guerra" interna, silenziosa, ha scosso le mura del mondo religioso cittadino. Questa la tesi sostenuta dal settimanale L'Espresso, che in un lungo articolo ricostruisce la vicenda che negli ultimi mesi ha portato allo scontro totale tra la Curia di Brescia, e il vescovo Pierantonio Tremolada, e le Orsoline. Oggetto della "contesa" il controllo dell'Istituto Santa Maria degli Angeli e di tutti i beni immobili delle religiose. 

Insulti, intimidazioni, minacce: il settimanale parla esplicitamente di uno scontro molto duro, portato alla luce da Roberto Perghem, da vent'anni avvocato della Sacra Rota - il tribunale del Vaticano - e fino a tre mesi fa legale delle Orsoline di Brescia davanti alle autorità della Santa Sede. A Giugno però al legale è arrivato il benservito. Le sue parole sono riportate sul settimanale: «A giugno le suore mi hanno revocato improvvisamente il mandato. Non è stata una scelta volontaria: sono state indotte a farlo proprio da sua eccellenza il vescovo di Brescia, che per raggiungere il suo obiettivo è arrivato a intimorire le tre anziani madri, come mi ha raccontato al telefono in lacrime la reverenda madre superiora prima di chiedermi di abbandonare la battaglia legale».   

A confermare le mire espansionistiche della Curia ci sarebbero decine di documenti ufficiali, lettere, verbali e carte giudiziarie in possesso dell'avvocato. In una missiva, le religiose hanno definito ciò che è avvenuto, il passaggio dei loro beni, «un furto». Di cosa si tratta? Oltre alla titolarità della scuola (500 gli alunni iscritti ogni anno), a passare nelle mani del vescovo sono stati tutti gli edifici nel centro, circa 10mila metri quadrati, dal valore complessivo di 30 milioni di euro. 

La vicenda parte da lontano, nel 2013, quando la scuola viene posta sotto il controllo di una fondazione controllata dalla Diocesi, che avrebbe dovuto gestire l'istituto in maniera condivisa con le suore. Gli affari iniziano a peggiorare, dal 2013 al 2016 calano gli iscritti e aumentano le perdite nette. Il vescovo, Luciano Monari, ottenuto l'incarico di commissario pontificio straordinario, decide di rimettere al centro le suore, che pian piano, grazie a una gestione oculata, risollevano i bilanci e rimettono a posto le cose. 

A Luglio del 2017 però cambia il vescovo, e arriva Tremolada, che chiede al Vaticano di poter sostituire il predecessore anche come commissario pontificio. Le suore sostengono che non ce n'è più bisogno, visto che la situazione di emergenza non sussiste più e i bilanci si sono assestati, ma il vescovo non molla, motivando la richiesta anche per «l'età e lo stato di salute delle sorelle» (il virgolettato è riportato nell'articolo de L'Espresso). Le suore non ci stanno, annunciano che saranno aiutate da giovani religiose in arrivo nella città e dimostrano che il bilancio è sano: Prima dell'estate però le sorelle, improvvisamente, rinunciano al loro avvocato e, di fatto, consegnano i loro averi nelle mani della Curia. 

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