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Cronaca

Operazione 'Ndrangheta: magistrati nel mirino dei boss

Lo storico boss del Bresciano Giancarlo Rossini, da quanto è merso dalle indagini, aveva confidato a dei compici di voler assoldare qualcuno per "farla pagare" a quei magistrati "colpevoli" di averlo rovinato

Lo aveva confidato a criminali suoi complici, Giancarlo Rossini, storico boss della droga nel Bresciano: assoldare qualcuno che sapesse usare bene la pistola per ''farla pagare" a quei magistrati che, negli anni, avevano intaccato con sequestri e confische il suo patrimonio costruito sul traffico di stupefacenti. Una vicenda "collaterale", quella dell'ipotesi della spedizione punitiva - come l'ha definita il procuratore di Brescia, Nicola Maria Pace - ai dieci arresti eseguiti ieri dagli agenti della squadra Mobile che hanno sgominato un vasto traffico di droga dal Sudamerica all'Italia attraverso la Spagna. Le accuse sono traffico internazionale, detenzione, spaccio e riciclaggio.

Vicenda "collaterale", ma non per questo meno inquietante. Di droga, in particolare cocaina, ne è stata sequestrata una ventina di chili, ma l'organizzazione era capace di movimentarne oltre cento all'anno. Personaggio di spessore, Rossini era già arrestato nel 2001 con l'accusa di fiancheggiare la Nuova camorra organizzata di Ciro Russo, detto Pummarò, o di Luigi Buono. Ora, invece, gli é stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, dove si trovava sempre per droga da qualche mese, con l'accusa di essere in affari con la 'ndrangheta.

Rapporti, in questo caso, con quello che è ritenuto il boss della 'ndrina di Lumezzane e finito in carcere, questa volta, per un riciclaggio di centinaia di barre d'alluminio. Altra figura chiave del gruppo, Mario Muscio. Negli anni '90 era molto vicino ai temuti fratelli Sergi che spadroneggiavano in Lombardia. E, attraverso questi, era in collegamento con le cosche dei Piromalli, dei Papalia, dei Morabito. Il capo della squadra Mobile di Brescia, Riccardo Tumminia, giudica il rischio di ritorsione nei confronti dei magistrati bresciani che si sono occupati negli anni di Rossini ''non di stretta attualità", nel senso che nell'ambiente della malavita se n'era parlato qualche tempo fa. Sarà comunque la Procura di Venezia a indagare, come sempre accade quando ci sono pm o giudici parti offese.

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