Il numero complessivo e la straziante casistica degli infortuni mortali accaduti nella provincia di Brescia nell'anno in corso fanno emergere un quadro che non può non generare gravi preoccupazioni.

Nel 2012 si registrano infatti già 7 infortuni mortali accaduti negli ambienti di lavoro, contro i 15 complessivi del 2011, che pure aveva rappresentato un “anno nero” rispetto ai precedenti 2010 e 2009.

Accanto a queste sette morti, non si possono non considerare i tre infortuni mortali accaduti fuori provincia a lavoratori bresciani. A cui bisogna aggiungere, inoltre, i tre infortuni mortali accaduti “in itinere” e i cinque in occasioni di lavoro non in ambito aziendale.

"Questi ultimi infatti - spiegano Pietro Ferrari e Damiano Galletti, della Cgil di Brescia -, pur non rientrando nelle statistiche ufficiali, sono indicativi della mancanza di una cultura della sicurezza generalizzata; cosa che conduce sempre alla sottovalutazione del rischio, con conseguenze, come si vede, anche mortali".

"Questa tragica somma di 18 morti a metà dell'anno - aggiungono -, deve ancora scontare la drastica riduzione di ore lavorative per la cessazione di molte aziende e per l'utilizzo massivo dello strumento della cassa integrazione. Non sono perciò pienamente condivisibili le soddisfazioni per la riduzione (matematica) delle morti sul lavoro".

"V'è anzi da porsi degli strumenti legislativi, culturali e di vigilanza da porre in campo -  concludono i due sindacalisti -. Soprattutto nel permanere e nell'incancrenirsi di una crisi che tende a stravolgere gli assetti contrattuali e ad abbassare di fatto le tutele in materia di salute e sicurezza sul lavoro".