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Cronaca

Brescia: indagati dipendenti e insegnanti del sindacato SNALS

Falsi contratti di collaborazione continuativa per aumentarsi la pensione. Eseguiti sequestri di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili nei confronti di 7 dipendenti dello S.N.A.L.S.

Martedì mattina, gli uomini della Guardia di Finanza di Brescia e del Nucleo di Polizia tributaria hanno eseguito sequestri preventivi di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili nei confronti di 7 dipendenti dello S.N.A.L.S. (Sindacato nazionale autonomo lavoratori scuola) di Brescia, accusati di aver posto in essere condotte illecite per avere un vantaggio economico in materia pensionistica, riconosciuto, tra l'altro, anche agli appartenenti alle organizzazioni sindacali. Sono accusati dei reati di truffa aggravata - oltre 350 mila euro le somme indebitamente percepite  ai danni dello Stato - e di appropriazione indebita (circa 800 mila euro). In tutto, sono state effettuate perquisizioni domiciliari e notifiche di avvisi di garanzia nei confronti di 10 indagati e sono stati sequestrati disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per 700 mila euro. 

Tra gli indagati - tutti bresciani - ci sono 3 insegnanti che, assieme ad altri dipendenti del Ministero della Pubblica istruzione, nel corso del loro ultimo hanno di servizio sono stati distaccati  presso le sedi centrale (Roma) e periferiche (Brescia) del citato sindacato. Nei 12 mesi antecedenti alla pensione avrebbero stipulato contratti di collaborazione coordinata e continuativa, poi risultati inesistenti, per avere doppi contributi (e quindi un aumento pensione). In pratica, oltre al regolare stipendio si sono visti riconoscere una retribuzione aggiuntiva che oscillava tra i 2000 e i 4000 euro lorsi mensili. Somme che non sono mai state corrisposte, ma sulla base delle quali gli indagati hanno maturato la possibilità di ricevere una quota integrativa pensionistica, decisamente superiore a quanto avrebbero percepito normalmente. Erano gli stessi indagati a pagare al sindacato contributi volontari di importi coincidenti, in alcuni casi fino ai decimali, con i versamenti - le ritenute Inps e Irpef - che l'organizzazione sindacale avrebbe poi dovuto versare nelle casse statali per il riconoscimento della pensione aggiuntiva. 

L’indagine della Procura di Brescia ha avuto inizio nel 2014 da un servizio televisivo de “Le Iene”, riguardante un’insegnante di una scuola media bresciana che risultava pagata dal sindacato, ma mai eletta e non operativa nella scuola. Si tratta della moglie del Segretario Amministrativo Nazionale dello S.N.A.L.S., anche lui indagato perché avrebbe indebitamente prelevato circa 300 mila euro dalle casse del sindacato, facendoli figurare come rimborsi spese. Una truffa che se continuata sarebbe potenzialmente costata allo stato dagli 1,8 ai 2 milioni di euro.

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