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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Via Gerolamo Rovetta

Scontri sotto la gru: arrestato e poi scagionato, grazie a un video. «E ora denuncio la Questura»

La storia di Carlo Di Giovambattista, arrestato nel 2010 durante la manifestazione che ha portato all'occupazione della gru. La solidarietà dell'associazione Diritti per Tutti: "Tolleranza anche per il dissenso"

Era il 30 ottobre 2010 quando Carlo Di Giovambattista detto Sauro veniva fermato e arrestato, nel corso della manifestazione che allora portò all’occupazione della gru. A fronte di un caso nazionale, appunto l’occupazione sul tema della sanatoria e dei permessi di soggiorno, la sua storia non fece così scalpore, sembrava una solita storia da manifestazione. Ammanettato o meno, dalla piazza venne portato in Questura, oltre al fermo anche la denuncia per aggressione, definito come “persona agitata” che nel dimenarsi avrebbe colpito agenti e poliziotti, perfino il blindato parcheggiato in zona.

Sono passati due anni e mezzo e Sauro torna alla carica, stavolta giuridica, con una denuncia depositata proprio ieri mattina in cui denuncia quei due poliziotti che allora lo arrestarono, e che davanti al giudice testimoniarono della sua aggressività. “Nei miei confronti – spiega proprio Di Giovambattista – è stato redatto un verbale falso, a cui è seguita una falsa testimonianza. E non credo, come riferitomi, che i due agenti fosse in stato confusionale, trascinati dagli eventi. Nel controinterrogatorio hanno ripetuto la testimonianza, tale e quale. Comunque non ce l’ho personalmente con loro: sappiamo bene che hanno dovuto eseguire degli ordini dall’alto. Ricordo ancora, appena arrivati in Questura, il loro continuo chiedere indicazioni. «..Dottore, e di questo che ne facciamo?..»”.

Ma l’atteggiamento aggressivo c’è stato oppure no? “Ho sempre negato le accuse perché non ho mai commesso niente di quello che è stato poi raccontato. Avrei preso a testate gli agenti, reagendo con violenza, spinte e gomitate. Ma abbiamo recuperato un video che mi scagiona assolutamente, e che appunto conferma la falsa testimonianza: io me ne sto a braccia conserte, sono addirittura di spalle. Quello che si fa male sono io, quando vengo travolto dalla carica della polizia”.

Una trafila più o meno giudiziaria che in realtà è proseguita nel tempo, tanto da arrivare nel gennaio 2012: “Una perquisizione in casa, di primissima mattina – ancora Sauro – giustificandola come necessità perché io, assieme ad altri attivisti di sinistra, ero stato segnalato come un fomentatore, come uno di quelli pericolosi, addirittura uno che avrebbe potuto occultare delle armi”. In quella lunga mattina anche il sequestro di computer e chiavette USB, macchine fotografiche e videocamere.

“Come detto la mia non è una denuncia personale. Per i due agenti coinvolti ho chiesto il minimo della pena e un risarcimento simbolico. La mia vuole essere una denuncia sociale, nei confronti dell’atteggiamento che la Questura ha sempre mantenuto a partire proprio dalla manifestazione della gru dell’ottobre del 2010. Per ogni manifestazione decine e decine di denunce, spesso con verbali fantasiosi e azioni intimidatorie, e tutto sempre rivolto ad una certa sinistra, quella che si oppone alle politiche dominanti. Anche a me, ripetutamente, è stato suggerito di cambiare stile di vita e di cessare la mia attività sovversiva”.

In effetti Carlo Di Giovambattista detto Sauro non sembra un granché pericoloso, tra l’altro candidato per la lista Brescia Solidale e Libertaria e dunque pienamente inserito in quella politica elettorale che per sua stessa natura si basa sulla pace sociale e sul pieno rispetto dello status quo. “Questo episodio è solo l’ennesimo abuso compiuto dalle forze dell’ordine – ha aggiunto Gabriele Bernardi dell’associazione Diritti per Tutti – compiuto proprio quel giorno, il 30 ottobre 2010, in cui la polizia, la prefettura e l’amministrazione comunale hanno inaugurato il loro periodo di totale chiusura repressive nei confronti di ogni istanza legittima. Eravamo in Piazza Rovetta per questioni di carattere sociale, per le domande sul permesso di soggiorno. Hanno optato per la linea dura, hanno scelto l’azione di forza”.

Proprio nel 2010, continua Bernardi, si discuteva delle domande di regolarizzazione dell’anno precedente, a seguito di “una legge interpretata in maniera fantasiosa in cui vinse la logica del rapporto di forza e dell’esclusione”. Ma perché richiamare quella data, e quel momento? “La sanatoria del 2012, come quella del 2009, sta diventando una truffa. Tanti soldi pretesi dallo Stato in cambio di nessuna garanzia. Migliaia di persone solo a Brescia che lavorano e che vogliono restare in Italia: il rigetto della domanda sarebbe un’ingiustizia insopportabile”. Da qui il pieno supporto alla ‘causa’ di Sauro: “La tolleranza deve valere per tutti. Anche nei confronti di chi dissente”.

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