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Cronaca

Ispra e Iarc: sui campi bresciani erbicidi cancerogeni

L'allarme lanciato da Ispra e Iarc: troppi erbicidi in agricoltura, le acque bresciane sono contaminate di probabili cancerogeni. Su tutti il glifosate, presente in oltre 750 prodotti

Lo si potrebbe definire un effetto a catena. Le rilevazioni da parte dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale: nelle acque bresciane, superficiali e sotterranee, vi è un alto tasso di glifosate, principio attivo tra i più diffusi in agricoltura e base degli erbicidi più comuni, tra cui quelli prodotti dal colosso Monsanto.

Poi la notizia, ripresa anche da Il Giorno, pubblicata su ‘Lancet’ e poi confermata dalla Iarc, l’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro: il glifosate è un probabile cancerogeno. Ecco l’effetto a catena, e un problema da non sottovalutare. Perché la letteratura scientifica confermerebbe un aumento degli ‘infetti’ da Linfoma non Hodgkin, tra i lavoratori quotidianamente più esposti.

Il glifosate è purtroppo un prodotto base dell’agricoltura, industriale e non: si trova in oltre 750 prodotti, erbicidi compresi, perfino in quelli ‘casalinghi’, da giardinaggio privato. Diffuso e utilizzato in Lombardia, e a Brescia, in quantità superiori rispetto a tutto il Belpaese.

In attesa che la catena si spezzi, e che sia l’Europa a decidere se il glifosate possa essere ancora considerato ‘legale’. E al lungo elenco dei pesticidi che sarebbe meglio evitare si sono da poco aggiunti anche il malatione - insetticida che corre il rischio di ‘degradarsi’, fino a diventare 60 volte più tossico - e il diazinone, già vietato nel 2004 per uso domestico, ancora usato in agricoltura.

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