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Cronaca Polpenazze del Garda / Bottenago

Polpenazze: pronti 100mila mq di cemento, e una falda «a rischio contaminazione»

Il gruppo Comunità Viva rilancia sulle criticità di tipo ambientale che da Bottenago ricadrebbero anche su Muscoline e Calvagese. Per l'amministrazione invece "porterà benessere e nuovi posti di lavoro"

Quale sia il destino di Bottenago in Polpenazze del Garda non è solo una domanda ripetuta, da tempo è anche una raccolta firme. Sulla piccola frazione ‘a valle’ (così è definita nell’ambito di tutela paesaggistica, “valletta agricola”) del Comune gardesano pende, con varie modifiche anche e soprattutto in senso espansivo, la spada di Damocle del “Piano Quadro Strategico di riorganizzazione insediativa e riqualificazione ambientale paesistica”, detto in altri termini un ambito di trasformazione di tipo produttivo inizialmente previsto di circa 50mila mq e, a seguito della VAS Valutazione Ambientale Strategica del settembre 2011, un ampliamento di altri 53mila mq, insomma due volte quanto inizialmente previsto.

Un paio di settimane fa il gruppo consiliare di minoranza Comunità Viva ha riacceso i riflettori sul tema, con una lunga lettera inviata a tutti i Comuni della Valtenesi, da Soiano a Manerba, da Puegnago a Padenghe, allo STER della Regione Lombardia, agli enti preposti in valutazione e osservazione, e dunque non solo ARPA e ASL ma anche gli assessorati provinciali, la Soprintendenza, Garda Uno, la Polizia Locale. Indirizzata, ovviamente, al sindaco di Polpenazze del Garda Andrea Dal Prete, il rappresentante istituzionale di quello che è l’iter di avviamento del progetto cosiddetto del Piano Quadro.

Un progetto, spiegano da Comunità Viva, che pone in essere “devastanti previsioni urbanistiche” che assolutamente non tengono conto né della popolazione residente (in realtà poco più di una settantina di persone, a cui si aggiungono gli ‘estivi’ del campeggio Valverde) né tantomeno delle “peculiari caratteristiche ambientali e paesaggistiche del territorio”. Ma fu proprio la Provincia di Brescia ad avanzare dubbi sostanziali sul progetto complessivo, nell’ormai lontano 2011, mettendo in evidenza che le nuove opere previste sarebbero potenzialmente in grado di “compromettere le caratteristiche di naturalità e funzionalità ecologica dell’ambito”, interessato dalla “fascia di consolidamento ecologico delle Colline Moreniche del Garda”.

Quando invece fu tempo di Conferenza dei Servizi più di un anno dopo, ricordano ancora da Comunità Viva, la Provincia non pose più alcuna obiezione, a fronte della detta estensione degli ambiti di trasformazione a destinazione produttiva. Anche sui termini più tecnici, nemmeno la Soprintendenza ha avanzato reali obiezioni: a fronte di un’ipotetica continuità di “percezione visuale tra catena alpina, valle del Chiese e alta pianura”, l’unico dilemma vero sembra risolversi in un piccolo lotto centrale di qualche centinaio di metri. Insomma, tutti d’accordo da una parte e tutti contrari dall’altra, amministrazioni comprese (Calvagese e Muscoline) per una questione che parte dal principio, “dal problema centrale e attualissimo del consumo di suolo” e segue via via una serie di irrisolte criticità, “la natura degli insediamenti produttivi, determinante per ponderare l’impatto, il tema della mobilità e dell’inadeguatezza delle infrastrutture, la delicata qualità idrogeologica dei suoli interessati”.

Tutto nelle mani dell’estensore del progetto prossimamente ri-valutato da nuova Conferenza dei Servizi, l’architetto Mauro Salvadori che sulla sponda bresciana del lago di Garda è certamente conosciuto per la sua diffusa esperienza (da tecnico) nell’edilizia, o nelle mani dell’amministrazione comunale, anche se difficilmente ci sarà l’auspicato cambio di rotta. “Il Piano Quadro – questo il parere – andrà a costruire una risposta ai bisogni delle aziende del territorio, e porterà benessere e posti di lavoro”.

Nel mentre, concludono però da Comunità Viva, un altro problema forse sottovalutato: “Ricordiamo che a breve distanza (dall’ambito di trasformazione, NDR) è presente un punto di captazione di acqua potabile dell’acquedotto comunale di Muscoline e che recentemente il Comune di Calvagese ha dovuto dismettere l’analogo pozzo Bottenago a causa della presenza di agenti inquinanti rilevanti nell’acqua. L’avvicinamento alla falda dell’attività produttiva su quei terreni fortemente permeabili non può che aumentare il rischio di contaminazione”.

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