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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Nicoli Cristiani: «Sono rovinato». Rifiuti sotto la BreBeMi

Nicolo Cristiani ha visto crollare la sua carriera quando gli inquirenti hanno trovato nella sua scrivania 100.000 € in contanti. I giudici sospettano che per il fondo stradale della BreBeMi siano stati usati rifiuti non trattati

"Sono rovinato". Franco Nicoli Cristiani, 68 anni, vicepresidente del Consiglio regionale lombardo ha visto crollare anni di militanza politica nel centrodestra quando i carabinieri del Comando provinciale di Brescia, mentre l'arrestavano con l'accusa di corruzione, hanno trovato nella sua abitazione centomila euro custoditi in due buste.

Nelle intercettazioni spunta il nome di Formigoni

Denaro che, per l'accusa, è quello che i coniugi Pierluca Locatelli e Orietta Pace Rocca (arrestati insieme a Nicoli e ad altre 7 persone) avevano consegnato il 26 settembre scorso a Milano al responsabile degli staff dell'Arpa della Lombardia, Giuseppe Rotondaro, che a sua volta l'aveva 'girato' proprio a Nicoli Cristiani all'interno del ristorante Berti, a Milano, non distante dal palazzo della Regione. Un locale che l'ex assessore del Pdl era solito frequentare anche se, in un'intercettazione, si lamentava del fatto di aver pagato un conto da 3000 euro. Il filone per il reato di corruzione sarà quindi trasmesso a Milano dove sono avvenuti i fatti.

Il gruppo Locatelli, la cui azienda principale ha sede a Grumello del Monte (Bergamo) era già nel mirino della Procura di Brescia a causa di irregolarità nella realizzazione della strada 'Orceana', nella Bassa bresciana. Il materiale utilizzato per il fondo stradale era sospetto. Da qui è partito uno screening dei carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Brescia, Fabio Salamone e dai pm Silvia Bonardi e Carla Canaia, dei vari cantieri in cui opera il gruppo bergamasco e gli investigatori sono giunti ai sequestri di oggi di due cantieri della Brebemi, l'autostrada diretta che in futuro unirà Brescia a Milano. Il sospetto è che per realizzare il fondo stradale siano stati usati rifiuti come scarti di acciaieria e altri non trattati.

Dagli appostamenti è stato scoperto che i camion con i rifiuti entravano nella struttura di trattamento di Biancinella di Cavernago, così da far risultare dalla scatola nera il transito nell' impianto, ma ne uscivano come erano entrati: senza che i rifiuti fossero trattati. Questi erano invece portati sui cantieri e usati disinvoltamente. E' stata però la vicenda della discarica di Cappella Cantone, nel Cremonese, a far emergere la corruzione. Dalle intercettazioni è risultata evidente l'impazienza di Locatelli perché fosse al più presto destinata a discarica di amianto, nonostante la ferma opposizione dei cittadini. In ballo per l'imprenditore c'era un finanziamento di parecchi milioni di euro.

Si è scoperto che Locatelli aveva anche pagato degli agricoltori perché non irrigassero i campi in occasione dei controlli che evidentemente erano più che annunciati, in modo da falsare la distanza tra il margine della discarica e la falda acquifera. Sono stati gli stessi coniugi Locatelli a tradirsi mentre, in auto, stavano andando a Milano per portare il denaro al funzionario dell'Arpa.

"Speriamo che non ci controlli la Guardia di Finanza", ha detto la donna che aveva anche il timore di non aver contato bene le banconote (in gergo Big Bubble). L'imprenditore bergamasco, con altre persone, sempre intercettato, descrive Nicoli Cristiani come un 'mammasantissima' nel settore dell'ambiente, pur non essendo più assessore. Resta il fatto che il giorno in cui ottiene il denaro da Rotondaro (che sarà ricompensato qualche giorno dopo dai Locatelli con 10mila euro) la discarica di amianto ottiene l' autorizzazione integrata ambientale. Una circostanza sulla quale inquirenti e investigatori bresciani continuano a indagare.

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