Primario ucciso da un malore nel suo studio d'ospedale, lo piangono moglie e figli
Asola dice addio ad Alberto Bosi, medico rianimatore di 65 anni, trovato morto nel suo studio dell’ospedale di Asola. Lascia la moglie e due figli
Non lo hanno visto arrivare in reparto, così sono andati a cercarlo nel suo studio: mai avrebbero potuto immaginare la drammatica scena che si sono trovati sotto gli occhi. Il loro primario giaceva esanime a terra, con il camice addosso. Medici e infermieri hanno provato a rianimarlo a lungo, ma dopo 40 minuti hanno dovuto arrendersi: per Alberto Bosi non c'era ormai più nulla da fare.
La tragedia si è consumata lunedì mattina all'ospedale di Asola, dove Bosi lavorava da quasi 20 anni: ad uccidere lo stimato professionista, primario del reparto di Rianimazione e volto noto anche per tanti bresciani della Bassa, sarebbe stato un malore improvviso, probabilmente un infarto, ma per accertare con esattezza le cause della morte è stata disposta l'autopsia.
Sposato e padre di due figli, aveva solo 65 anni. Nato e cresciuto nel Mantovano, dopo avere conseguito la specializzazione in Anestesia e Rianimazione, aveva iniziato la sua carriera professionale al Carlo Poma di Mantova, dove aveva lavorato dal 1985 al 1999. Dal dicembre del 1999 era direttore della struttura di Anestesia e Rianimazione di Asola.
Una vita dedicata al lavoro e agli altri, tra pochi mesi avrebbe appeso il camice al chiodo per andare in pensione. Quando non era di turno in ospedale prestava servizio con il 118 o andava a lavorare la terra nei campi della Bassa Mantovana insieme al fratello. Una passione, quella per l'agricoltura, che non aveva mai abbandonato.
La tragica notizia della sua scomparsa si è diffusa velocemente in tutta la provincia e pure nel Bresciano. I colleghi lo ricordano come un medico di grande esperienza e competenza: un uomo generoso, umile e disponibile che aveva dedicato tutto se stesso al lavoro.