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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Vita da preistoria: la straordinaria avventura di mamma Sofia e del figlio Andrea

Sofia Secondini e il figlio Andrea (da Carpenedolo) hanno vissuto per una notte come nella preistoria: ecco com'è andata

Prima la cerimonia della vestizione, poi la cena preistorica ed infine la cerimonia di accensione del fuoco. Quindi la notte trascorsa a riposare nella palafitta Unesco che era quella del Capo villaggio, su un letto coperto da morbide pelli, come si usava nell’età del bronzo. È l’esperienza vissuta in Valle di Ledro, nel Trentino sud occidentale, da Sofia Secondini con il figlio Andrea, di Carpenedolo, i due fortunati ospiti lombardi che hanno potuto vivere l’esperienza di dormire nelle Palafitte tutelate dall’Unesco e provare l’esperienza di fare un salto all’indietro nella preistoria, a 5000 anni fa.

Il sogno (realizzato) di Andrea

Per Andrea, 10 anni, super appassionato di dinosauri, anche l’orgoglio di essere il primo bambino ad aver dormito nelle palafitte. Un onore che sinora è toccato in assoluto a sole 14 persone. Due in più di quelle che hanno camminato sulla luna, conquistata dall’uomo cinquant’anni fa, e che ha voluto simbolicamente arricchire la serata dedicata a questo evento unico. Sono state 5.000 le persone (di cui alcune centinaia di stranieri) che hanno tentato la fortuna partecipanti al concorso Una Notte in Palafitta, promosso dal Consorzio turistico Valle di Ledro assieme al rinnovato Museo delle palafitte, braccio operativo del più conosciuto Muse di Trento.

Agosto in Valle di Ledro

Ormai da anni la prima domenica d’agosto la Valle di Ledro fa un salto nel passato, tornando per un giorno all’Età del Bronzo, periodo a cui risalgono gran parte dei ritrovamenti nel sito preistorico di Molina di Ledro che ha ridato alla luce i resti di un villaggio palafitticolo adagiato sulle rive del lago di Ledro. Un’esperienza davvero unica nel suo genere, un’occasione che questo ambito turistico del Trentino può offrire grazie al proprio bagaglio di storia, cultura e ricchezza ambientale, capaci di mantenere un sito archeologico di grande pregio e tra i meglio conservati del panorama alpino.

Le palafitte di Molina di Ledro

L'abitato palafitticolo di Molina di Ledro si affaccia sull'omonimo lago, in prossimità dell'emissario. In seguito al forte abbassamento delle acque dovuto alla costruzione della Centrale idroelettrica del Ponale, nel 1929 Ettore Ghislanzoni eseguì le prime indagini su un’area di 500 metri quadrati formulando l’ipotesi che si trattasse dei resti di una palafitta a terra o "bonifica". Successivamente, l’ulteriore forte abbassamento del livello lacustre che si verificò nell’inverno 1936-37 permise a Raffaello Battaglia di ampliare la superficie di scavo a quattromiladuecento metri quadrati, portando alla luce oltre diecimila pali. 

Fu individuato un tratto di tavolato di trentasei metri quadrati che Battaglia interpretò - diversamente da Ghislanzoni - come parte della struttura che avrebbe dovuto sorreggere una capanna sull’acqua. Altre ricerche sono state condotte tra il 1957 e il 1967 e tra il 1980 e il 1983. Gli studi fino ad oggi condotti sui materiali di Ledro permettono di inquadrare la vita del sito tra l'antica e la media età del Bronzo (circa XXII - XIV sec.a.C.), anche se alcuni indizi fanno ipotizzare fasi di occupazione più antiche.

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