Non solo polmonite: Febbre del Nilo, anche gli uccelli tra i portatori del virus
All'emergenza sanitaria della polmonite batterica si aggiungono i 32 casi (in tutta la Lombardia) di contagio per la febbre del Nilo: tra i “veicoli” di diffusione anche gli uccelli selvatici
Solo ad agosto, 18 casi in tutta la Lombardia: nell'intero periodo estivo sono 32 i contagiati, e due di questi sono bresciani (un 75enne di Gambara e una 78enne di Chiari). Sono questi i numeri della febbre del Nilo, altra emergenza sanitaria – oltre agli ormai tristemente noti casi di polmonite batterica, e di legionella – relativa al West Nile Virus, il virus del Nilo occidentale chiamato così perché isolato per la prima volta nel distretto di West Nile in Uganda, nel 1937.
Non solo zanzare: l'Istituto superiore di sanità (Iss) ha diffuso i dati sulla presenza del virus in terra lombarda, rilevando dei focolai anche nel Bresciano in particolare in due allevamenti di cavalli e asini, confermandone la presenza – grazie al supporto delle analisi del Cesme, il Centro studi malattie esotiche – anche in due uccelli selvatici, un gheppio e un corvo, e anche nella carcassa di una gazza recuperata in una zona umida della Bassa.
Certo il principale veicolo di diffusione rimangono le zanzare: ma nell'ambito di una più generale sorveglianza veterinaria la presenza del virus è stata riscontrata (e confermata) anche nei volatili e negli equini. Sul dato generale lombardo, come detto di 32 casi, 16 di questi si sono manifestati nella forma cosiddetta “neuro-invasiva”, e altri 7 in una fase di febbre acuta.
Anche la presenza del virus del West Nile, scientificamente parlando, risulta essere un'anomalia: nel 2017 era ne erano stati rilevati dei ceppi sempre nella Bassa, in particolare a Borgo San Giacomo, ma senza che vi fossero stati dei casi clinici. Dall'Istituo superiore di sanità viene comunque raccomandata massima attenzione.